Eventi

Modena Motor Gallery, carburazione difficile

By  | 

Si è conclusa l’edizione 2015 della Modena Motor Gallery che celebra le massime opere della cd. Motor Valley, quelle nate tra il Secchia e il Reno dove l’aria è vitaminica per i frazionatissimi multilitri.

Spostata a Settembre (26 e 27) per godere del pieno della stagione radunistica ma prima di Padova per non essere oscurata dalla kermesse dei record – e forse anche per soddisfare la domanda degli espositori ancora in cerca di auto da esporre nella città veneta – l’evento di Modena è cresciuto sia in termini numerici che qualitativi.

Accanto alle auto esposte dai club, nel defilato stand della Pagani, quest’anno c’erano due Zonda nelle colorazioni blu e grigio. A volte si tende a confrontare Pagani con De Tomaso, ma a ben vedere i punti in comuni sono piuttosto scarsi. Il primo fa macchine, il secondo le ha fatte. Alejandro faceva macchine perché era un business che “tirava” (sua la prima, tanto interessante quanto poco nota, Zonda), la fantasia creativa dell’ex pilota dei Fratelli Maserati era fulminea, un’ intuizione – a volte azzeccata – che spettava poi ad altri sviluppare. L’obiettivo ultimo di Alejandro si concretizzava nell’emergere, nell’ascensione sociale, in questo era molto americano come peraltro amava professarsi. Horacio appare invece concentrato sull’unico business che porta il suo nome, attento ad ogni dettaglio delle sue vetture e finanche poetico nei momenti di raccoglimento con i prototipi nel momento di apportare le ultime modifiche al design.

A proposito di prototipi, il marchio De Tomaso era simbolicamante presente con un prototipo, la Pantera 2000, presentata in occasione dello storico raduno del marchio organizzato dalla casa costruttrice ormai quindici anni fa. La  Pantera 2000 – salvata insieme ad altri due moke-up dallo sfacelo della fabbrica di Modena grazie alla disponibilità del Museo Umberto Panini che si è fatto carico di rilevare e rendere fruibili anche questi tesori della tradizione modenese – ha fatto il suo silenzioso e defilato debutto, carico della sua storia, tra le grandi del passato. Non sapremo mai come sarebbe diventata, abbiamo avuto però la fortuna di vedere dal vivo come era stata pensata.

Sono tre complessivamente i padiglioni dedicati alla manifestazione e quello dedicato alle automobili in vendita e agli “addetti ai lavori” è il più riuscito. Si percepisce la voglia di fare quadrato, squadra: i carrozzieri, le officine, i dealers che nella quotidianità sono molto spesso a pochi chilometri di distanza, propongono non solo un prodotto ma una tradizione fatta di expertise consolidata e sviluppata nel tempo man mano che queste auto venivano progettate e costruite.

Come i grani di un rosario nel Tempio, passano in rassegna le Testarossa, le Countach, le F40, le Pantera, le 250 e 275 Pininfarina Spyder, le 3500 Vignale, le Miura, e tutte le altre che hanno fatto grande questo territorio. E’ una ricchezza non delocalizzabile, un connubio tra leggenda e somma bellezza, espressione della più convinta e sinergica dedizione di alcuni infaticabili lavoratori.

I prezzi, capitolo delicato di una manifestazione in bilico tra il grande evento e il fuoco di paglia, apparivano forse un po’ al di fuori dal contesto. Non è un mistero per nessuno che abbia il polso del mercato, che quest’ultimo sta rallentando, sta diventando critico più che verso certi tipi di macchine, verso certi tipologie di restauro. Le aste di Monterey lo hanno detto chiaro, non sarà più come prima. Londra l’ha confermato, il mercato non è più disponibile ad assorbire auto non conformi e per di più a prezzi stellari; ci vuole qualità globale: rarità, aderenza alle specifiche di fabbrica, restauro a regola d’arte o, ancora meglio, condizioni originali. I prezzi al Modena Motor Gallery sembravano un 10-20% più di quanto ci si aspettava, questo non perché il mercato crolla ma perché la crescita è diventata selettiva aggiustandosi su nuovi livelli minimi (standard) che bisogna rispettare e che influiscono non poco sul valore effettivo.

Le auto restaurate sono  ormai il 70-80% del circolante e spesso la qualità degli interventi è modesto. Vedere una Maserati Kyalami, una di appena 144 vetture prodotte, con gnocchi di stagno sotto il cofano e con gli interni verniciati con il pennello non è bello; se la richiesta economica è per di più stratosferica (95 mila euro) l’arte del commercio diventa una presa in giro contribuendo a minare la fiducia degli acquirenti. I pezzi belli, quelli restaurati bene o in condizioni originali, meritano prezzi alti perché sono conformi a quello che erano quando lasciarono la fabbrica, meritano l’aggettivo “storico”, sono davvero irripetibili. L’alto collezionismo, quello esigente, chiede l’originalità o la conformità a quest’ultima, non tollera le “pecionate” di romanesca memoria; artificiosità, imbellimento, conversione sono termini che non conosce.

IMG_3347

A Modena fortunatamente c’erano molti pezzi ed alcuni di questi di qualità straordinaria che giustificava la richiesta economica.

Tuttavia, per rendere percepibile a tutti la meraviglia, non basta esporre auto milionarie. Occorre una regia consapevole, una visione di cosa deve diventare Modena Motor Gallery, un programma che preveda la realizzazione di uno spazio espositivo consono ad un evento come questo. Per l’appassionato e cultore dei marchi di questo territorio, le automobili hanno un’autonoma e regale dignità che prescinde dal contesto espositivo in cui sono inserite, tuttavia così non è per quelli che si avvicinano a questo mondo o non hanno ancora gli strumenti culturali per apprezzare compiutamente certi capolavori: a questi bisogna rivolgersi con gli strumenti e con un linguaggio che contribuisca a trasmettere compiutamente il senso di queste vetture. Questo al Modena Motor Gallery non c’era.

L’anno scorso eravamo stati positivamente impressionati dalla capacità del sistema di prospettare un trademark Made in  Modena, quest’anno continua a essere promossa (con riserva) pur avendo scelto di allargare anche alle non modenesi. Rimane senz’altro molto da fare e da pensare, Modena Motor Gallery deve continuare a puntare sulla qualità, esclusività, rarità di quello che viene esposto, con un impegno particolare sulla  comunicazione, non da ultimo, anche visiva.

Avatar

Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!