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Una Fiat 600 in Franciacorta: è l’auto che ha motorizzato il Paese
Quest’anno cade il 60esimo della Fiat 500 e in tanti si sono sperticati nelle lodi ad un’idea vincente del Gruppo Fiat, tutt’ora ripresa con successo per il modello in gamma, rappresentative entrambe dell’Italia nel mondo (qui il nostro confronto tra le due generazioni). La semplicità ed il basso costo ne hanno fatto la seconda auto per molte famiglie e la prima compagna di avventure per moltissimi giovani, importanti e comuni.
Non ha però l’importanza storica e sociale della Fiat 600, di poco precedente. La Fiat 600 succede alla cd. Topolino, un progetto anni ’30, già attempato a fine ’40. Le concorrenti negli anni ’50 iniziavano a farsi agguerrite rispetto alla “Topolino” 500 C: più veloci, confortevoli, spaziose ed economiche da gestire. Ce n’erano per tutti i gusti e tutte le tasche: VW Maggiolino, Citroen 2CV e Renault 4CV erano le 3 più accessibili, vendute e innovative. Fiat per non restare sguarnita in una fascia ritenuta strategica, già ad inizio anni ’50 mise in cantiere un progetto di vettura completamente nuova: la 600. Da poco è stato riscoperto un prototipo, con il primo tipo di motore: un bicilindrico ad aria con cambio semiautomatico. La rivista Quattroruote lo ha analizzato in questo video.
La previsione di una lunga gestazione per la messa in commercio spinse i vertici Fiat ad un brusca accelerazione, quindi via il bicilindrico per accogliere un moderno 4 cilindri ad acqua con cambio tradizionale. Linea svecchiata, con cromature e maggior allegria nei toni come voleva la moda americaneggiante degli anni della dolce vita. Venne presentata nel 1955, con questo video trasmesso anche dalla neonata televisione italiana.
Con l’amico Carlo Carugati abbiamo deciso di omaggiare l’icona del boom economico italiano portando un esemplare della prima serie a spasso tra Franciacorta e Lago d’Iseo, insieme al fotografo, Federico Vandone dell’Acqua. Fu la prima auto per tantissimi italiani, che – spesso a rate – godevano i primi frutti del benessere, come i frigoriferi, il telefono, più tardi lavatrici e televisioni.
La storia di questo esemplare della vettura che ha motorizzato l’Italia, comincia nel 1956, quando le sorelle Margherita (classe ’22), Caterina (classe ‘25) e Anna (classe ’34) Mondino, decidono di prendere tutte tre la patente e di comprarsi la nuova Fiat 600 che sta facendo proseliti tra i nuovi automobilisti e non solo. Hanno un piccolo cascinale a Genola (CN) ove lavorano e vivono.
Ci vorranno 5 mesi per avere la 600 che arriva a dicembre colore verde chiaro (361) una tinta particolare, in quanto ha dei riflessi azzurri a seconda della luce che l’illumina. Tinta che dirà la Signora Anna, teneva bene la polvere.
La vettura viene targata il 22 dicembre e sfoggiata alla messa di Natale. Parlando con Carlo, responsabile della divisione Classiche di Franzoni Auto e artefice del recupero dei questa Fiat 600, emerge che nella sua esperienza spesso le vetture targate in dicembre arrivano a noi in migliori condizioni. Probabilmente, proprio per il fatto che chi targava la vettura in dicembre (come privati ndr.) considerava di tenere la vettura più a lungo e la conservavano anche meglio. La vettura, venne quindi sempre custodita con cura ed utilizzata poco ed a turno dalle tre sorelle.
Nel 1983, dopo 27 anni, le sorelle decidono di volere una vettura più moderna (la Panda) e trovano la Professoressa Vilma di Fossano, insegnante alle scuole medie del paese, che cerca una 2° vettura proprio per recarsi al lavoro. L’acquisto è veloce e la Professoressa la utilizza per questo tragitto, casa – scuola, fino al 1990.
Un notaio di Fossano fa la corte alla signora Vilma affinchè le venda la Fiat 600 che vuole prendere per la moglie, tra l’altro precedentemente allieva della Professoressa Lusso. Anche la Signora la userà per piccole percorrenze, per una decina d’anni, quando poi la cederà nel 2000. Il resto è storia recente.
Il 22 dicembre 2016 questa vettura ha compiuto 60 anni, una ricorrenza non da poco per una vettura che ha accompagnato in maniera discreta, per 80.000 km, la vita di queste donne italiane.
In condizioni impeccabili esterne ed interne, è la parte meccanica a lasciarci esterrefatti: nei piccoli spostamenti per le pose fotografiche mostra tutta la sua agilità da perfetta utilitaria, ancora oggi sarebbe fantastica nel traffico cittadino dei centri storici metropolitani o di provincia.
Salendo qualche tornante per raggiungere una piccola frazione ci stupisce con il suo rombo pieno, molto diverso dal bicilindrico della 500, e anche in 3 riusciamo a superare col giusto brio una pendenza importante senza dover scendere. L’affidabilità del motore è certificata anche dalle numeroso imprese portate a termine con le Fiat 600: tra le tante possiamo ricordare il viaggio Argentina-Alaska di due giovani che abbiamo intervistato qualche tempo fa (potete ritrovare l’articolo qui).
Ripresa la grossa sw d’appoggio ci dirigiamo verso il lago e la piccola Fiat 600 non fatica a tenere il passo del traffico moderno, restando confortevole all’interno dove colpiscono i dettagli di qualità della prima serie, dai tessuti alle finiture, superiori alla cd Nuova 500, più connotata al low cost. Impressione positiva anche dell’abitabilità e dalla versatilità, incrementata dalla ribaltina posteriore che la rende una piccola station da carico.
Dopo un breve lungolago arriviamo a Sarnico, sede della Riva, produttore dei motoscafi divenuti leggendarie icone dell’italian style. Scesi dall’auto ci fermiamo a riflettere sulla linea: interni ed esterni sono un notevole esempio di design industriale che, astratto dal periodo, ha superato le decadi, potrebbe essere passato come futuro.
Sarà quel suo verde chiaro che la fa ancor di più sembrare un disegno, ma la sintesi di linee che verrà ripresa anche più tardi, potrebbe essere quella attualizzata di un nuovo progetto di Tesla utilitaria. E’ una riconferma di come la purezza e la semplicità siano il segreto per mantenere sempreverde un progetto.