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Fiat 1500 S OSCA: emozioni a distanza

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Oggi parliamo della Fiat 1500 S, la spider torinese motorizzata Osca.

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Milano, sabato 5 novembre, il termometro segna trentotto gradi e noi perdiamo qualunque speranza circa la possibilità di partecipare alla prova su strada della Fiat 1500 S che vedete ritratta in foto. Abbiamo la febbre.

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Per fortuna, il tenace Francesco si reca lì per lo shooting (Villa Badia in quel di Brescia) e noi, a distanza di qualche giorno, riusciamo ad organizzare un’intervista telefonica con Carlo -lo squisito proprietario dell’auto- che ci guida nella stesura di un articolo su una vettura che, di fatto, non abbiamo mai visto.

“Buonasera Carlo, la chiamo per la Fiat, Vita di Stile, si ricorda?”. “Intende la Osca?”, mi risponde il proprietario dell’auto, che sin da subito mette in chiaro un punto fondamentale: questa Fiat monta un motore OSCA (1,500 centimetri cubi per 90CV di potenza) derivato da quelli che nel corso degli anni ’50 hanno equipaggiato molte barchette-sport tuttora presenti nelle varie gare d’epoca.

Una chicca, questa del motore Osca, destinata ad un migliaio abbondate di esemplari, che la Fiat aveva messo insieme per adeguare l’offerta alla concorrenza dell’Alfa Romeo Giulietta Spider, che proponeva proprio un bialbero in lega leggera derivato dalle competizioni. Effettivamente, confermerà poi il proprietario, “Il sound e la progressione del motore ricordano abbastanza il bialbero Alfa Romeo”.

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Il design della Fiat 1500 S è di Pininfarina. Le linee sono eleganti, sobrie e, dal mio punto di vista, conformi allo stile torinese. Come si usava in Fiat a quell’epoca, anche la 1500 S ha dei tratti americaneggianti (esempio: pinne e cromature) che forse si notano di più sui modelli dai colori vivaci –come il nostro- che sui classici blu, bianco o grigio pastello che, scusate la bestemmia, sembrano delle Lancia.

La posizione di guida –mi spiega il proprietario- ha un’impostazione classica, “distesa ma raccolta”, con il volante bello largo (Nardi ndr.) e la leva del cambio lunga”. “Tipo Ferrari?”, faccio io, “Si, tipo Ferrari”, mi conferma lui.

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A questo punto proverò a trasmettervi le sensazioni di guida che, a loro volta, mi sono state trasmesse per telefono. “Non è un’auto che ti fa venir voglia di correre”, esordisce Carlo. E questo ci sta, penso poi io, considerando che il telaio e la ciclistica della 1500 S sono quelli della berlina 1100/103, auto presentata al pubblico 10 anni prima.

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A quanto pare però, la Fiat 1500 S è comunque in grado di regalare delle belle emozioni di guida, viaggiando a capotte abbassata, in una posizione di guida sportiva, assistiti da quattro freni a disco e con sotto il piede un motore pronto e dal sound pieno. Io, personalmente, non vedo l’ora di provarne una.


Le impressioni #live @francesco.fulchieri

Ancora mezzo addormentato, non pienamente consapevole anche per la trasferta autostradale che non aiuta a svegliarsi, arrivo nei pressi di Brescia di prima mattina e dopo qualche minuto mi allontano dalle grandi arterie per imboccare una piccola secondaria e ritrovarmi di colpo alla mia sinistra il parco della villa dove si terrà lo shooting: notevole! Nonostante Carlo mi avesse preparato, raccontandomi di quanto fosse bella, la meraviglia è stata inevitabile.

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Il proprietario che, insieme alla sua signora, ci passa a salutare nella mattinata mi racconta che la tenuta ha una storia particolare, evidente già dal gusto architettonico. Concepita a inizio diciannovesimo secolo, alle spalle della collina di Sant’Anna, fu richiesta di gusto mitteleuropeo dal primo proprietario: un’ufficiale austriaco. Peculiarità estetiche che si possono notare anche nelle due scuderie ai lati. Negli anni si sono succeduti un’importante famiglia dell’imprenditoria bresciana del mondo armi e il calciatore Altobelli.

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Finita la sessione fotografica, chiedo a Carlo di fare un giro. Condotta lungo il viottolo del parco già si distingue per fluidità e dolcezza, doti che si confermano nelle strade che dal quartiere portano in aperta campagna, verso le prime alture dietro Brescia. Negli allunghi il motore non grida, ma è bello pastoso, pieno. Il vento non è nemmeno troppo fastidioso visto che si affonda tranquilli dentro l’abitacolo, ben riparato.

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Un’ottima auto da croisette, in mezzo a Vip e fotografi farebbe tutt’oggi una gran figura. Non ci si stupisce del fatto che le auto anni ’50/’60 siano le preferite per gli spot di moda e profumi: l’allure che sprigiona con le sue linee e la sua qualità di interni – tra cromature e legni – fa colpo, in un periodo dove dilaga la plastica anche nei segmenti premium.


Si ringrazia la Franzoni Auto Divisione Classic per la messa a disposizione della vettura e Villa Badia Piccola per la location.

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Ci sono due cose che l’uomo non ammetterà mai di non saper fare: guidare e fare l’amore. (Stirling Moss)