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Modena Motor Gallery 2016, non solo auto d’epoca

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L’edizione 2016 della kermesse modenese si è chiusa con un nuovo record di presenze ma soprattutto con un’offerta culturale totalmente ripensata.

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Lo stand VitadiStile accanto a quello della Carrozzeria Mirage con la Pegaso

MMG 2016 è andata oltre la statica esposizione di modelli, alcuni peraltro importantissimi, che hanno scandito l’evoluzione del motorismo italiano degli ultimi decenni. Quest’anno si è osato, si è cercato di trasmettere anche ai non addetti ai lavori un inquadramento culturale e nozionistico per poter conoscere meglio questo magnifico mondo fatto di bellezza e tanto, tanto lavoro.

Il posizionamento del nostro paese nel panorama internazionale in materia di motori è sempre stato di primissimo livello, molto spesso di leader indiscusso. Non è raro che le più significative rivoluzioni di pensiero riguardino molto spesso piccole cose e siccome qui siamo al Motor Gallery, piccole macchine.

La Fiera non poteva quindi accogliere il visitatore che una parata di “bubble cars”, la Isetta nelle sue varie declinazioni, dall’originale Iso alla BMW con motore 600. L’Isetta intendeva offrire un’alternativa di mobilità al motorino, molto spesso unico mezzo a motore di una famiglia media. In Italia i tempi non erano ancora maturi, ma all’estero si, così che BMW divenuta licenziataria, ne produrrà con il proprio marchio oltre due milioni. Le automobili sono protagoniste anche quando non sono in “carne e ossa”, filmati inediti, dibattiti, allestimenti, confronti tecnici sono la cornice all’interno della quale il mondo dell’automobile viene presentato al visitatore in tutte le sue più belle sfaccettature.

Il filmato inedito “ La fabbrica blu” sulla storia della Bugatti, l’installazione su Ferrari e Colin Chapman, “Il garagista inglese”, l’iniziativa “la strada degli artigiani” portano per mano il visitatore alla scoperta del mondo dell’automobile. Lo portano per mano con un appeal multisensoriale che ne coinvolga dinamicamente l’interesse e ne solleciti la curiosità realizzando quello che noi di Vita di Stile avevamo auspicato nel nostro commento all’edizione 2015 

Fortemente auspicata da Vita di Stile, il Motor Gallery ha celebrato il cinquantenario dalla presentazione della De Tomaso Mangusta al Salone di Torino nel 1966. Nell’itinerario culturale alle automobili più significative dell’evento, nel quale abbiamo illustrato ai tanti partecipanti entusiasti le caratteristiche, gli aneddoti meno conosciuti di queste automobili, la Mangusta ha avuto un momento di attenzione speciale.

La creazione più spettacolare della casa modenese incarna forse più di qualunque altra lo slancio verso una nuova concezione di automobile, già oltre la musclecar che si stava appena delineando all’orizzonte. La De Tomaso Mangusta era già candidata a pieno titolo ad essere la prima Hyper-car mai costruita.

Macchina da corsa prestata alla strada, soluzioni mutuate dall’esperienza agonistica di Alejandro De Tomaso ne fanno un mix che va ben oltre la macchina tutta parafanghi, cavalli e tubi di scarico. I fiori all’occhiello della produzione modenese catturano attenzione, complimenti e curiosità da parte di tutti. A volte la risposta a tante curiosità veniva data direttamente da chi quelle automobili le ha progettate, fatte, collaudate. Non di rado infatti abbiamo incontrato tanti amici che erano alla Maserati, alla Maserati o alla Lamborghini in quegli anni.

L’emozione negli occhi di queste persone nel raccontare quegli anni, le esperienze, i giorni bui, i risultati, ci ha trasmesso il vero senso delle automobili, che va ben oltre la caratteristica oggettiva di auto d’epoca, ma attiene a sfere esperienziali ben più alte e complesse, la vita e la fatica di questi tecnici che avevano come unico obiettivo di fare del proprio meglio e far si che superare i limiti del venerdì diventasse l’obiettivo del lunedì in un continuo processo di miglioramento e innovazione a vantaggio non solo dell’azienda per cui lavoravano, ma di Modena e dell’Italia nel mondo.

Tutto questo può succedere solo a Modena e ne siamo stati testimoni al Motor Gallery 2016, con la pelle d’oca nelle braccia e quei ricordi molto spesso raccontati in dialetto ma che risuoneranno chiari e limpidi come nuova chiave di lettura al mondo dell’automobilismo di altissimo livello.

Il Motor Gallery quest’anno ha fatto questo, ha offerto gli strumenti per andare oltre l’appiattimento degli ultimi tempi che ha visto l’automobile diventare un bene essenzialmente economico. L’automobile storica è un bene culturale, la cui bellezza, complessità, soluzioni tecniche e stilistiche derivano sempre da percorsi evolutivi che meritano di essere conosciuti per poter apprezzare pienamente la sua Bellezza.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!