Marchi del passato

De Tomaso era un genio!

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Intervista al pilota Massimo De Antoni

Per il pilota romano Massimo De Antoni, detto “Piedone”, non ci sono dubbi: le soluzioni tecniche implementate da Alejandro De Tomaso nelle vetture da corsa non solo erano innovative nel panorama delle tecnica automobilistica dei primi anni 60, ma addirittura geniali.

Massimo De Antoni inizia la carriera agonistica con la De Tomaso nel 1964 a bordo di una Formula Junior, con la quale disputa svariate gare e facendo altrettanti assoluti come nella “Frascati-Tuscolo” e nella “Guarcino-Campocatino”. “Piedone” ricorda non solo la sua prima de Tomaso, la Junior, ma anche la Formula 3, il “sigarino” per la forma affusolata ispirata alla Lotus di un “certo” Colin Chapman. Proprio nella Formula 3, De Tomaso colloca il motore in funzione portante. Motore e cambio infatti, collocati appena dietro al pilota, costituivano, novità per l’epoca, parte integrante del telaio a cui conferiva spiccata rigidità e ben si prestava a ospitare carrozzerie audaci e filanti. La soluzione tecnica del telaio a trave centrale e del motore portante ideato per le competizioni sportive ai massimi livelli, verrà poi adottata dalla De Tomaso anche per le vetture “prestate alla strada” degli anni 60, la Vallelunga e la successiva Mangusta. La Vallelunga, un omaggio evidente al circuito romano che a De Tomaso aveva dato così tante soddisfazioni (in questo caso De Tomaso riprende l’idea di quel tempo della Maserati di intitolare le macchine stradali anche ai circuiti in cui la casa del Tridente si era imposta: nel 1962 infatti presenta la Sebring, poi seguiranno la Mexico, la Indy e infine la Kyalami) era infatti una vettura da corsa prestata alla strada in cui le soluzioni tecniche adottate erano state sviluppate in pista. Lo schema costruttivo infatti permette di ottenere una notevolissima rigidità, non disgiunta da un peso contenuto in limiti modestissimi e, fondamentale per le auto sportive, un altezza di soli 120 cm in assetto di marcia e con due passeggeri a bordo.

Gianluca Bardelli intervista Massimo De Antoni Parte – 1/3

“Piedone” prosegue la sua carriera agonistica e nel 1972 si cimenta nel campionato italiano con la Pantera Gr.3 preparata da Gianfranco Bardelli, e di cui ricorda la superiorità “corsaiola” rispetto alla Ferrari Daytona le cui pecche, come ricorda anche l’altro pilota romano Marcello Gallo, erano anzitutto i freni che al secondo giro quasi sparivano!

Tre mesi prima, a Le Mans ’72, la De Tomaso si concentra sulle Pantera Gr. 4 mandando in gara ben tre macchine ufficiali. Impegnata sulla Gr. 4, la casa modenese affida la preparazione delle Gr. 3 a Gianfranco Bardelli. Le soddisfazioni non tardano ad arrivare.

Il 10 ottobre 1972 a Valleunga c’è Carlo Pietromarchi con la sua Gr.3 e Massimo De Antoni prova per la prima volta un’altra Pantera Gr.3 presente in pista, di proprietà del pilota romano Tony Palma, preparata sempre da Bardelli. La Pantera si distingue anche nel circuito italiano con ben due assoluti di cui il secondo in occasione del Trofeo Borghetti (gli appassionati del caffè lo conoscono bene)! Anche Marcello Gallo è in gara con la terza Pantera Gr.3 presente a Vallelunga, questa volta preparata dal siciliano Salvatore Genovese, che conclude al secondo posto non senza prima essersi preso a sportellate con il più veloce Massimo De Antoni!

Curva Viterbo, De Antoni sorpassa Marcello Gallo. Dietro la Pantera di Pietromarchi

Altri competitor durante il Trofeo Borghetti, sono la Porsche di Bonomelli, le Ranault-Alpine ma non sono abbastanza veloci, la Pantera scatta davanti e fa l’assoluto. La Pantera è la prima automobile sportiva di De Tomaso in cui viene abbandonato lo schema “a trave” con motore portante in favore del telaio scatolato autoportante in cui conserva però il motore posteriore, altro segno distintivo di tutta la sua produzione sportiva.

Gianluca Bardelli intervista Massimo De Antoni – Parte 2/3

De Antoni ricorda il genio di De Tomaso anche per la soluzione degli ammortizzatori integrati con i braccetti delle sospensioni, soluzione aerodinamicamente molto efficiente che metteva in luce la passione creativa e l’audacia che il pilota argentino metteva nelle proprie creazioni che davano ai preparatori una base estremamente competitiva per vincere contro tutti.

Gianluca Bardelli intervista Massimo De Antoni – Parte 3/3

A De Tomaso è sempre stata rimproverata l’incostanza, l’incapacità di andare in fondo ai progetti, di svilupparli compiutamente, a favore di uno sguardo rivolto sempre a ciò che doveva ancora arrivare. Alejandro De Tomaso era probabilmente quello che oggi chiameremmo un “innovatore”, il cui talento – declinato nei rispettivi settori – è intuire come orientare le soluzioni da adottare in vista non dello sviluppo ma del progresso che quasi sempre è figlio di decisioni drastiche e mai indolori.

Un biglietto di auguri scritto di proprio pugno da Alejandro De Tomaso
Alejandro De Tomaso, la moglie Isabella e la neonata, la Mangusta
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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!