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Buon compleanno Biturbo!

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Impressioni ed emozioni di un weekend speciale. 

Il 40° anniversario di qualsiasi evento non è mai una ricorrenza banale, se dopo tanto tempo ancora si festeggia, qualcosa vorrà pur dire.

La festeggiata in effetti ha fatto parlare di sé da subito, dal primo vagito si è capito che non sarebbe stata “facile” e gli anni non l’hanno resa più saggia, forse lo sono diventati gli altri. Da quel foglio bianco di anni ne sono passati anche qualcuno di più ma il 14/12/1982 è stata presentata al pubblico che era già in visibilio da tempo, tra raccomandazioni e buone parole in migliaia erano alla ricerca del metodo più sicuro per metterla in garage. Nuova, nuovissima in tutto, motore 2 litri che assicurava le prestazioni di una 3 litri (senza dover pagare il 38% di IVA) interni di pregio, pelle, alcantara, tessuti Missoni e poi ancora linea classica ma non troppo e già gossippata fin dalla tenera età. Della linea fu incaricato un giovane, ma già famosissimo, designer a cui era stato dato dal committente un input preciso: BMW 320. Lo stilista, poco incline a fare una nuova vettura che fosse “troppo” uguale ad un’altra, azzardò soluzioni che allo stesso committente non piacquero affatto. Tra sgambetti vari la questione andò in tribunale e solo la mediazione di un Direttore finanziario di buon senso evitò che la questione andasse avanti vent’anni fino in Cassazione come avrebbe auspicato (o forse fingeva solo!) il committente. Lo stile venne poi affidato “in-house” ispirandosi alla sorella “grande” allora in produzione. Il committente era Alejandro De Tomaso, il designer Giorgetto Giugiaro e la vettura la Biturbo, la nuova Maserati. Niente in cui il Sig. De Tomaso si sia cimentato ha avuto percorsi lineare e semplici, l’approccio a muso duro ha contraddistinto molte, quando non tutte, le sue iniziative industriali e se – nonostante questo – le cose in Maserati sono andate spesso bene lo si deve in prima battuta ai suoi collaboratori, quelle persone con la “Maserati  nel cuore” che hanno spesso scelto di trattare e mediare con lui in nome della passione per il loro lavoro e per il successo del marchio che forse mai come in quegli anni ha fatto fare squadra.

Il 40° Anniversario di una creatura che ancora prima di nascere aveva già fatto parlare così tanto di sé non potevo certo lasciarmelo scappare, così ho fatto di tutto pur di partecipare, compreso una corsa contro il tempo per preparare la macchina al top dopo aver peregrinato tra treni soppressi e in ritardo pur di rientrare in tempo, anche sfidando il rischio pioggia! In fondo l’ho fatto anche per lei, la Ghibli, riportarla in fabbrica da dove era uscita nel marzo del 1996 era un modo per omaggiarla e ringraziarla. Si, perché le Biturbo sanno essere molto generose ma in cambio chiedono attenzione, (anche loro) non tollerano l’ingratitudine.

Dopo un venerdì passato tra treni e stazioni, la mattina all’alba inizio con la pulizia della carrozzeria, i prodotti che avevo ordinato erano arrivati da qualche giorno e già mi immaginavo come sarebbe stata bella nei cortili del Tridente o in bella mostra in Piazza Roma: non lascio niente al caso, le pezze in microfibra cominciano ad ammucchiarsi una sopra l’altra, ogni operazione vuole panni puliti, non importa quanto veloce o trascurabile. Sono le 7 e inizio gli interni: accendo l’aspirapolvere, cambio accessorio per ogni parte dell’auto, mi assicuro che non ci sia più polvere e tutto è pronto per la fase successiva. Dopo pelle e alcantara (e ce n’è davvero tanta!) finisco con i vetri mio vero cruccio e sfida costante. Ma non è finita…e il motore? Sono le 9 e la mia tabella di marcia impone di dover uscire entro e non oltre le 10.15, non posso non dargli un po’ di attenzione e con il compressore inizio il maquillage. Terminato tutto questo mi rimangono 10 minuti per fare doccia e cambiarmi, mi sembrano anche tanti!

Parto da casa, e dopo i primi chilometri a velocità da nonnino in religioso silenzio aumento un po’ l’andatura con direzione via Ciro Menotti! La sbarra all’ingresso si alza, è tornata a casa e la parcheggio con la migliore compagnia possibile, Shamal, 222, Spyder, 4.24 e tutte le altre declinazioni di quel foglio bianco da cui sarebbe partita una ghirlanda brillante fatta di automobili legate tutte da quell’intuizione del Sig. De Tomaso. L’occasione è stata anche perfetta per dare un volto alle amicizie virtuali che nascono dietro le tastiere in nome di passioni comuni ma anche per ritrovare amici che la pandemia aveva reso particolarmente difficile rivedere. La visita alla Fabbrica è sensazionale, la MC20 un’opera d’arte che non poteva che nascere dallo spirito di una realtà così bella. Ma Modena non è solo motori è anche gastronomia farcita con salame e gnocco fritto. Poteva una Maserati nascere altrove? Forse no, il mangiare bene propizia la fantasia e accompagna il processo creativo e così, tra una tigella e una fetta di culatello, la Maserati è a tavola con tutti noi, a ciascun tavolo e a modo suo ispira discorsi ed emozioni, il perfetto collante per tenere insieme così tante persone spesso così diverse.

Ma è alla sera, con le auto allineate nella sontuosa piazza Roma all’ombra del Palazzo dei Duchi d’Este, si entra nel vivo e una delle primissime Biturbo pre-serie, azzurrissima, porta il cielo in terra dentro il cortile d’onore: mi appare chiaro adesso che la Biturbo c’è sempre stata, anche quando veniva ignorata era semplicemente perché non veniva capita. Alla conferenza organizzata dal Maserati Club Italia e dal Biturbo Club Italia si alternano relatori eccezionali, memorie storiche di anni difficili quanto straordinari. Gli aneddoti sul Sig. De Tomaso, quelli sulla nascita dei vari modelli, le difficoltà della sperimentazione e dei rapporti con i clienti americani hanno letteralmente affascinato e personalmente molto emozionato. A distanza di svariati decenni dai diversi eventi raccontati, vedere gli occhi brillare è come trasmettere quella passione senza soluzione di continuità tra il relatore e l’uditore che diventa spettatore, quasi fisico, dell’evento raccontato. La cena ospitata magnificamente dentro i saloni d’onore del Palazzo ducale è occasione per applaudire ancora tanti artefici di questa esperienza fantastica chiamata Biturbo e anche per Claudio Ivaldi, attivissimo Presidente del Biturbo Club Italia, di presentare il suo personale omaggio alla Biturbo stessa, un libro impareggiabile traguardo di anni di lavoro e passione per il Tridente.

Mezzanotte è passata da un po’, la Ghibli sarà ancora lì o il sogno sarà svanito? No, il tappeto biturbo è pronto a partire e per una serata le strade del centro storico sono tornate popolate da tantissime Biturbo, è bello girare l’angolo e trovarsi una Racing percorrere Corso Canalgrande e incontrare una Biturbo che ha avuto la mia stessa idea di spingersi fino all’Hotel per un saluto personalissimo. Per una sera la città si è donata alle Biturbo che l’hanno graziata con la musica del 6 cilindri biturbo risuonante tra vicoli e vicoletti come la più festosa delle campane.

L’indomani si apre all’insegna della velocità in pista, una pista seria come solo quelle degli aeroporti sanno essere! Ci si ritrova a decine allineati ai lati della pista dell’aeroporto di Marzaglia, pronti per iniziare a destreggiarsi tra birilli e cronografi. Quando Ermanno Cozza e Fabio Collina a sorpresa ci raggiungono la festa entra davvero nel vivo.

Non ho nessuna esperienza di pista, ma la causa è nobile e non aspetto altro che provare qualche allungo. Il momento arriva, visto il caldo avevo i finestrini giù ma l’entusiasmo è tale che inizio la prova di accelerazione dimenticandomi di alzarli! Non importa, la sensazione di caduta libera per 400 metri dura quasi 15 secondi. La Ghibli è stata talmente generosa da regalare a me emozioni mai provate senza che io mi fossi nemmeno ricordato di chiudere i finestrini.

Al secondo tentativo mi ricordo di alzare i finestrini e ripeto l’esperienza. Forse non ho nemmeno respirato, preoccupato di vedere i giri (massimo 5800/6000) e gestire cambio e frizione. Anzi in quei lunghissimi 15 secondi non ho mai respirato, se non quando alla fine della pista mi sono riavviato ad andatura di riposo verso l’uscita.

La Maserati crea una dipendenza assoluta, non solo la Biturbo. Forse è il Tridente che ci punzecchia ricordandoci la sua storia fatta di sogni e duro lavoro, in fondo è la stessa condizione che anima gli appassionati disposti a tutto pur di sentire la propria auto andare bene, come una Maserati.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!