Marchi del passato

Stabilimenti Farina: l’origine della specie [parte 2]

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Riprendiamo dove ci eravamo interrotti la volta precedente, la storia degli Stabilimenti Farina e del ruolo centrale che la figura del fondatore, Giovanni Farina, rivestì nella mirabolante evoluzione di cui si fece protagonista la carrozzeria italiana nel mondo. Nell’articolo precedente eravamo giunti a raccontare il periodo d’oro degli Stabilimenti, che coincise che il sopraggiungere degli anni Trenta.

Figure importanti del design italiano, quali Mario Revelli di Beaumont e Pietro Frua lanciarono gli Stabilimenti Farina nell’Olimpo dei grandi carrozzieri. E’ tuttavia interessante ricordare come l’importanza storica di Giovanni Farina nel mondo dell’automobile, non si sia limitata alla sola realizzazione di vetture bensì, riguardò anche la costruzione di motori e mezzi aeronautici, oltre alla messa in produzione di numerosi brevetti per componenti meccaniche, quali un sistema frenante Farina a doppio comando idraulico indipendente nel 1933; un dispositivo per l’azionamento a comando automatico della capote, azionato da un pulsante posto sul cruscotto di una Lancia Astura convertibile, presentata lo stesso anno e nel 1939 la produzione degli ammortizzatori Farina a doppio comando idraulico, a luce di efflusso variabile regolabili direttamente dal posto di guida.

Fiat 2800 cabriolet 1939

Il ruolo che assunse Frua nell’ambito della direzione tecnica degli Stabilimenti Farina fu di tutto rilievo, il maestro disegnatore si occupava di moltissimi aspetti che riguardavano la carrozzeria: dal disegno, ai problemi di officina fino a intrattenere i rapporti con la clientela. Proprio quest’ultimo aspetto fu di grande successo per l’attività, in quanto i facoltosi ed esigenti clienti che si rivolgevano a Farina venivano prontamente soddisfatti grazie alla capacità di Frua di saper cogliere i desideri dei committenti e di darne forma in maniera esemplare. Ne fu fulgido esempio la Lancia Astura Cabriolet del 1935 realizzata per Giovannino Lurani, il quale richiese al carrozziere di inserire elementi stilistici all’epoca impensabili e mai ancora azzardati, quali il parabrezza fortemente inclinato, la ruota di scorta integrata nel volume della coda e i parafanghi a ogiva.

L’uscita di scena nel 1937 di Pietro Frua fu il primo sintomo di un declino che si apprestava ad essere inesorabile.

Gli anni della Seconda Guerra Mondiale rappresentarono un periodo difficile e buio per la carrozzeria di Farina, durante i quali si dedicherà alla costruzione di motori aeronautici, di cui per altro era profondo conoscitore. Il conflitto interessò, purtroppo o per fortuna solo marginalmente gli Stabilimenti Farina, che se da un lato ne uscirono indenni dal punto di vista strutturale, dall’altro non ebbero modo di innovarsi tecnicamente, per adeguarsi alle nuove esigenze di un mondo che, nell’arco di pochi anni era profondamente mutato. L’attività riprese così con le attrezzature del passato, per quanto ancora tecnologicamente avanzate, con la vecchia organizzazione e con un non rinnovato atteggiamento nei confronti delle sfide che il nuovo scenario proponeva. Tutto ciò fu in parte dovuto alla sopraggiunta anzianità del fondatore, il quale decise di ritirarsi, oramai stanco, a vita privata lasciando l’azienda nelle mani dei figli Attilio e Giuseppe, detto Nino.

Ferrari 166 Inter #063S  Ferrari 166 Inter #033S 1949

Una non proprio attenta gestione della carrozzeria da parte del figlio Attilio e la sua ritrosia nel dare libero sfogo alle proposte di Giovanni Michelotti (nel frattempo succeduto a Frua) che, aveva intuito gli sviluppi del settore proponendo soluzioni stilistiche straordinariamente creative, unite alla mancanza di partecipazione da parte del fratello Nino impegnato in una, per altro gloriosa attività sportiva in campo automobilistico (ricordiamo che vinse nel 1950 il primo campionato mondiale di F1 con l’Alfa Romeo 158 “Alfetta”), condussero gli Stabilimenti verso un inesorabile declino fino a decretarne il fallimento nel 1953.

Cisitalia 202 SC 1951   Ferrari 166 Inter #009S 1949

Questa contingenza di fatti fu certamente rilevante nella decadenza degli Stabilimenti Farina, per quanto il fattore determinante rimase comunque l’emorragia di uomini che coinvolse la carrozzeria negli ultimi anni della sua attività. In seguito all’abbandono di Frua, presero altre strade Alfredo Vignale nel 1946, l’anno successivo fu la volta di Giovanni Michelotti e nel 1952 quella di Franco Martinengo.

 

Agli Stabilimenti Farina era venuta meno la linfa vitale che li ha aveva resi grandi.

Giovanni Farina si spense all’età di 73 anni il 18 agosto del 1957 profondamente afflitto dalla fine ingloriosa della sua attività, che così tanti successi gli aveva portato durante la sua conduzione.

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Sono nato a Torino nel 1988, diplomato al liceo classico e laureato alla Facoltà di Agraria. Fin da ragazzo ho sviluppato una grande passione per l'automobilismo storico in tutti i suoi aspetti, il che mi ha spinto a frequentare il corso di restauro di auto d'epoca promosso dall'ASI e a dedicarmi alla scrittura di articoli sul mondo delle auto storiche.