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Milano Autoclassica, sorpresa al buio

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Milano Autoclassica è al quinto compleanno e si possono cominciare a tirare un po’ di somme.

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Nata nel 2012 per offrire un evento che non fosse solo un salone dell’auto d’epoca, ma anche un’occasione per fare il punto su quelle che saranno le classiche di domani, oggi è senz’altro uno degli eventi più cool del settore. Negli anni si sono inseguite McLaren, Bentley, Aston Martin, Alfa Romeo che qui hanno presentato, a volte anche in anteprima per l’Italia, gli ultimi modelli usciti. Quest’anno si sono viste Bentley con il SUV Bentayga, Aston Martin con la Vulcan, Lamborghini con la Veneno roadster, l’Alfa Romeo con la Giulia e Fiat con due 124 Abarth: una disegnata da Tom Tjaarda, l’altra …vabbeh.

Queste saranno le classiche di domani? Forse. Non sarà il tempo a decretare se un’auto sarà classica o meno ma il proprio bagaglio culturale, quello che porterà con sé negli anni. Se saprà parlare ancora alle generazioni future, raccontare di quegli anni in cui fu ideata, lo sforzo innovativo stilistico e tecnologico ad essa sotteso, allora forse lo sarà.

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Tra quelle presenti quest’anno, temo lo saranno in poche; i nuovi modelli sembrano farsi aggiungendo siglette, steroidi o cambiando una minigonna: non si entra così nella tradizione.

Venendo al core-business, la kermess meneghina è come sempre affollatissima di automobili e fotografi seriali. Le automobili sono davvero tante, alcune sembrano giocare a Monopoli, fermano in tutte le fiere prima di ripassare dal Via. Alcune sono come quei cantanti che vediamo ovunque prima di goderceli dal vivo ai concerti: Pantera GT5, Maserati Ghibli SS, Longchamp blue, Silver Shadow gialla, etc onnipresenti come i rispettivi proprietari.

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Un merito d’onore va senz’altro riservato alla stand Maserati che come sempre espone automobili di collezionisti di non comune qualità e valore. Quest’anno era il turno di una iconica Spider Vignale magicamente intatta nella sua corsa tra i decenni, una targa originale che parla di proprietari attenti non solo alla vettura ma a quello che questa incarna anche perché come diceva un certo Charles Rolls, “the quality will remain long after the price is forgotten”.

Come da tradizione le auto in esposizione sono tre, una per ogni espressione produttiva. Accanto alla viveur di Vignale, direttamente dal leggendario Gran Premio di Napoli trova spazio una strepitosa Tipo 6CM degli anni 30, mentre la Khamsin è li a raccontarci come Maserati seppe interpretare e realizzare il connubio alte prestazioni/comodità meglio di chiunque altro, anche punzecchiando quel cavallino che anche questa volta è li a fianco, un po’ defilato.

Le iniziative dell’evento sono molteplici, complici le straordinarie giornate di sole, dalle gare all’aperto all’asta di automobili.

Manca tuttavia qualcosa, anzi due. Non certamente le automobili che sovrabbondano, o forse sono solo disposte un po’ a caso. Alcuni stand, uno in particolare esponeva decine di macchine che assomigliano più a un parcheggio di lusso che a una Fiera. Automobili costipate al punto da divenire una barriera invalicabile: un’opera d’arte che inneggia al delirio del settore. Geniale. Le automobili sono banalizzate, quasi oltraggiate da un così esasperato sfruttamento dello spazio; di certo poca sensibilità da parte dell’espositore ma un imperdonabile lassismo da parte dell’organizzazione.

La situazione è evidentemente aggravata dalla mancanza di luce, ai fari delle case ufficiali si contrapponevano i bui di tutti gli altri. Una Quattroporte color rubino quasi sembrava blu nella penombra di quegli stand; l’importanza della luce negli spazi commerciali è nota a tutti tranne che qui a Milano e dire che a fianco si è tenuta la più grande fiera d’arredamento del mondo!

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Un faro nella notte è lo stand ASI a cui va ancora il plauso per aver scelto di investire nella collezione Bertone; non ha fatto altro che il suo dovere diranno alcuni, ma nulla è scontato. Rimane ora da capire come i pezzi unici realizzati dalla carrozzeria di Nuccio potranno essere fruiti in forma permanente in uno spazio espositivo idoneo, capace di mettere il visitatore nelle condizioni di godere di una ricchezza di idee e soluzioni stilistiche difficilmente eguagliabile altrove e, forse, non ripetibili.

Paolo Martin e Tom Tjaarda sono soliti sottolineare che il design automobilistico è ormai omologato su stilemi che rappresentano la mediana di posizioni tra loro eterogenee, soluzioni spesso di compromesso tendenti ad abdicare all’originalità a favore della condivisione. Così, è evidente, si uccide l’Idea e la si sostituisce con la mediocrità. A proposito di idee che hanno fatto davvero la storia dell’automobile, alcuni collezionisti Iso hanno allestito in pochi metri quadrati un tributo all’eccellenza che la casa di Bresso ha portato avanti come un mantra per oltre 25 anni: Isomoto, Isocarro, Iso Rivolta A3C. Ognuno nel suo ambito rappresenta il meglio che si poteva pensare di guidare.

I prezzi infine, sono la parte meno interessante della Fiera. Oramai, il grido della crescita iperbolica degli ultimi anni è solamanete un’eco lontano che tuttavia pare non essere ancora arrivato a Milano. I commercianti sembrano gli orchestrali del Titanic, seguitano ad aumentare le richieste di fiera in fiera e non si accorgono, sbadatamente, che la fase calante è iniziata e forse sarebbe il caso di rianimare il mercato aggiustando le proprie pretese così da far riprendere le contrattazioni anziché aspettare indefessi l’arrivo di Babbo Natale.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!