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I falsi, l’ennesima piaga della finta passione

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Si stima che almeno il 10% delle automobili d’epoca (la cifra è per difetto) in circolazione siano dei falsi, lo dicono l’esperienza, i risultati delle sessioni di ammissione alla Millemiglia, le cronache giudiziarie e non, etc .

Questo fenomeno, lungi dall’essere un’espressione della passione per il motorismo storico di qualche proprietario “dinamico” sembra viceversa un tentativo surrettizio di avvantaggiarsi di zone d’ombra nella storia dei modelli, o meglio dei singoli telai, per spuntare – il più delle volte – un vantaggio economico.

E’ ancora fresco nella memoria il caso delle false Maserati di un noto collezionista poi “tagliate” a seguito di giudizio di accertamento; Ermanno Cozza della Maserati ne parla diffusamente nel suo libro “Con la Maserati nel cuore”  raccontando nei dettagli anche delle richieste che continuamente riceve da ogni parte del mondo per conoscere, tra gli altri,  i numeri di telaio delle vetture incidentate o andate perdute. Qual è uno degli scopi di queste richieste? Per esempio, assicurarsi di non trovarsi la vettura originale a fianco alla propria (falsa) a un qualche concorso o in seduta di omologazione. Cozza racconta che i sedicenti appassionati non sono interessati ai soli telai ma anche ad ottenere i disegni di costruzione delle auto o degli organi meccanici delle stesse. Appassionati della tecnica? Forse, più probabilmente però sono prima interessati a riprodursi (copie di) macchine intere o pezzi di macchina che siano assolutamente fedeli all’originale e possano poi “passare”per vere. Racconta sempre Cozza che Alejandro De Tomaso, informato di queste strane richieste e intuito il pericolo e l’aspirazione poco nobile che si nascondeva dietro le stesse, ordinò di non rilasciare più alcuna informazione. Eravamo a cavallo degli anni ’80 e oggi il fenomeno è senz’altro macroscopicamente più vasto. Normalmente i falsari di auto hanno una conoscenza enciclopedica e precisa delle vetture e della storia sportiva delle stesse, sono ossessivamente alla ricerca di notizie circa le auto andate distrutte nelle varie gare o competizioni ovvero di quelle che sono smarrite o dimenticate da lungo tempo. Ad esempio, nel mondo si contano 249 (anche se il numero è in costante crescita!) Bizzarrini a fronte delle sole 147 prodotte! Tenuto conto che delle originali 147 è ipotizzabile che solo il 50% sia arrivato fino ad oggi ciò significa che oltre il 70% delle Bizzarrini oggi in circolazione sono dei falsi ovverosia automobili mai uscite dall’atelier di Bizzarrini pur portandone scritte, badge, stemmi e a volte con documentazione anch’essa non autentica. Com’è possibile che siano state immatricolate vetture false? Se si può costruire una copia di un’auto così, si può anche ricostruirne ad hoc la storia documentale con tanto di timbri, targhe, foto, etc. Numeri ancora più macroscopici che non hanno bisogno di commenti sono quelli legati alla Bizzarrini P538: a fronte di due esemplari originali esistenti, ne circolano nel mondo 31…

Un altro esempio potrebbe riguardare la falsificazione delle vetture costruite o modificate dalla Abarth. L’entità del fenomeno è probabilmente sconosciuto ma probabilmente oltre il 50% delle FIAT Abarth in circolazione non è stata costruita in Abarth ovvero non è coerente con il periodo storico in cui quelle vetture venivano originariamente assemblate e/o costruite. Idem valga per il fenomeno delle vetture “ricarrozzate”: ecco che una bella Ferrari 250GTE cede il “passo” a una (finta) 250 Spider California (vedi qui). E’ questa una manifestazione di passione o spirito di custodia e valorizzazione del patrimonio motoristico? Se l’alternativa fosse mettere a rischio la stessa esistenza  della “normale” 250GTE allora ben venga la sua trasformazione purchè questa sia sempre dichiarata, ma pare più probabile che lo scopo sia proprio quello di utilizzare un numero di telaio Ferrari, in una sorta di “tratta dei telai”, per costruire qualcosa nominalmente di maggior valore e magari poterla rivendere come automobile autentica a tutto svantaggio dell’acquirente in buona fede. Un importante argine al fenomeno è rappresentato dall’istituzione dei reparti heritage da parte di molte case costruttrici che potendo disporre dei documenti di costruzione di ogni singolo telaio hanno la possibilità di individuare gli esemplari autentici da quelli “farlocchi”, fatto salvo sempre che non si usi un numero di telaio originariamente riferito ad una vettura andata perduta e che quindi, se rifatta a regola d’arte, potrebbe essere “ingannare” anche l’occhio attento degli esperti dell’heritage ed essere così confusa per autentica! L’ipotesi è forse qualcosa ben di più che un caso di scuola anche se il fatto che sul foglio di costruzione della fabbrica venivano normalmente indicati anche i numeri di carrozzeria, di motore, del cambio, del differenziale, etc. dovrebbe senz’altro aiutare nell’operazione di accertamento. Dettagli questi che ne farebbero una “matching numbers”  e qualora il nostro falsario riuscisse a individuarli avremmo, di fatto, una copia “perfetta”. Nel caso del numero di motore, per esempio, il Registro Lancia non comunica quello originariamente in dotazione probabilmente per evitare che, conoscendo il numero di motore originale dell’auto, qualcuno non resista alla tentazione di ri-punzonarlo su una “spiaggetta” pronta per l’uso.

“Si stima che nel mondo ci siano 249 (anche se il numero è in costante crescita!) Bizzarrini a fronte delle 147 prodotte

Se il reparto heritage non c’è e l’archivio non è accessibile ovvero smembrato o polverizzato? Questo il caso di quanto accaduto all’archivio De Tomaso, dove una scelta miope e irresponsabile ne ha determinato la dispersione senza alcuna considerazione delle conseguenze dirompenti che questa decisione avrebbe avuto nell’immediato e soprattutto nel futuro in ordine all’individuazione e riconoscimento delle vetture prodotte. Il Ministero della Cultura dovrebbe vincolare tutti gli archivi o farsi promotore della loro ricostituzione a tutela dell’interesse pubblico sotteso alla conservazione e alla promozione della cultura automobilistica, unico antidoto alla proliferazione e alla speculazione sui falsi.

Fatto salvo il diritto d’autore, individuato – ad esempio – di recente dal Tribunale di Bologna con riferimento alle forme della Ferrari 250 GTO (di cui il progettista è sempre, giova ricordarlo, Giotto Bizzarrini), nulla questio in ordine alla cd. “continuation cars” che dell’originale riprendono le forme pur specificando senza indugio la loro natura di riproduzioni per scongiurare qualsiasi artificio per dissimularne l’origine.

I falsi sono veicoli senza alcun valore storico, assemblati in spregio di qualsiasi passione e/o attenzione alla cultura automobilistica e al valore culturale dell’automobile in questione. La circolazione dei falsi mette a rischio oltre che le transazioni commerciali anche la reputazione degli originali che saranno guardati sempre con crescente sospetto fino al punto che alcune case d’aste tendono a non includere nelle proprie vendite autovetture con elevati numeri di copie/numero di telaio. E’ più che mai decisivo che in futuro gli enti di certificazione, i reparti heritage ufficiali e i veri appassionati denuncino con forza i falsi o i tentativi di falsificazione perchè diversamente opinando si legittimerebbe la consunzione e la dissipazione della storia automobilistica ad opera di tanti furfanti senza scrupoli.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!