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Lancia 037. Dalla strada ai rally il passo è breve
Tra le tante auto che hanno attirato la mia attenzione quest’anno a Padova (per la galleria fotografica vi rimandiamo al nostro profilo Facebook), una in particolare ha suscitato in me il desiderio di scriverne. Un indiscusso ed indimenticato mito su quattro ruote, che ha avuto la sfortuna, sportivamente parlando, di calcare le scene della propria specialità “stretta” tra due leggende, tra l’altro sempre di casa. Le due leggende in questione sono la Stratos e la Delta. Serve che vi dica di che vettura sto parlando?
Lancia ricominció a lavorare al progetto rally nel 1982, ponendosi come unico obiettivo quello di vincere, come con la sua antenata “ammazzarally”. All’idea si decise di dare seguito con un prototipo del 1980, la Abarth SE 037, evoluzione del Fiat Abarth 030 che aveva propiziato la Lancia Beta Montecarlo. Il telaio era realizzato dalla Dallara sulla base della Lancia Beta Montecarlo Turbo quindi, che all’epoca stava vincendo i suoi due campionati del mondo superprototipi, della quale si riprese la mitica livrea Martini Racing. Questa di solito non sarebbe una notizia, ma sarebbe ridondante ricordavi cosa significò per Lancia nei rally fino al 1993…
Il quattro cilindri Abarth 232ar4, 2.0 cc, sprigionava 205 cavalli nella versione stradale e 260 per le corse, o almeno inizialmente. Un compressore volumetrico aiutava il flat four a muovere i 1170 kg della vettura, con carrozzeria in kevlar e fibra di vetro; la versione da rally fermava la lancetta a 970. Trazione dietro. Servono 200 esemplari per omologare la Lancia Rally 037 (questo il nome ufficiale completo) e consentirle di partecipare al neonato Gruppo B. Detto fatto, oggi ci sono circa 200 proprietari felici.
Tour de Corse 1982, Lancia debutta col suo nuovo mostro, più per metterlo a punto che per gareggiare subito per la vittoria. Nel 1983, infatti, si sfideranno a ferro e fuoco le Audi Quattro con una lineup da urlo: Walter Rohrl, Markku Alen e Attilio Bettega. Pronti via, doppietta al “Montecarlo”! Durante tutta la stagione la 037, nonostante i limiti della trazione posteriore rispetto alle integrali (che verranno fuori con l’aumento delle potenze) tiene testa alla teutonica Quattro A1, vincendo il campionato mondiale marche. Gli anni successivi, invece, sono caratterizzati nel mondiale da un secondo e terzo posto nel biennio ’84-’85.
Nel 1984 la 037 venne portata, grazie a 2111 cc di cilindrata e ad un nuovo sistema di iniezione per raffreddare il volumetrico, fino a 350 cavalli. Ma non bastarono, perchè le integrali di Audi e Peugeot (205 T16) erano diventate anch’esse dei mostri, solo più gestibili: il futuro era integrale. Peraltro nel 1985 Lancia saltó alcuni rally e, al rally RAC (ultima prova), partecipò già con la mostruosa Delta S4, naturalmente vincendo all’esordio. A completare l’annus horribilis della casa torinese, al Tour de Corse la vita di Attilio Bettega si spezzò addosso ad un albero sul ciglio di un burrone; il pilota trentino viene ricordato ancora nel Memorial che da anni anima l’ultimo giorno di Motor Show a Bologna.
E così finì la fantastica carriera sportiva di un mito, che ha dato a Lancia più di quanto si possa pensare. Ci rimangono dei bellissimi esemplari stradali, con aziende (come Boldrin Auto) che offrono ancor oggi kit completi per trasformare la propria Beta Montecarlo in una replica di 037. E quelli originali, irraggiungibili se non per i collezionisti, che ci fanno battere il cuore. Ci rimangono forse tra le azioni più spettacolari della storia del rally: era una delle auto più incredibili da vedere e guidare, con le grandi spazzolate da trazione posteriore e il suono paradisiaco del suo motore. Rimarremmo ore a guardare vecchi video di prove speciali con lei che sfreccia e sbanda. Cercate qualche sua foto in salto, eccezionale. Forse la Lancia 037 lo è, l’ultima delle auto da rally “classiche”.
Gianluca Zennaro
Link all’articolo originale: http://throttleaddicted.blogspot.it/2014/10/lancia-rally-037-dalla-strada-ai-rally.html
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