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Milano Autoclassica 2024 – Ad ali spiegate
LA QUATTORDICESIMA EDIZIONE DEL SALONE MENEGHINO, TRA ALCUNI ANNIVERSARI IMPORTANTISSIMI, FA UN ALTRO PIENONE DI PUBBLICO, UNENDO LO SPIRITO PIU’ ELITARIO CON QUELLO VIVACEMENTE POPOLARE
Milano Autoclassica non teme il successo di Bologna e raggiunge quota 82.000 spettatori. Il polo fieristico di Rho ha riunito irragiungibili supercar, classiche dal buon aroma di vecchio, hatchback ribassate e un sano tocco di nautica. Milano, come sempre, riesce a toccare quasi tutto il ventaglio che tiene insieme gli appassionati delle quattro ruote, celebrando stavolta i settant’anni della Mercedes 300 SL Ali di Gabbiano, i settanta della Giulietta, i quaranta della Ferrari Testarossa e i cent’anni dalla nascita del vulcanico ingegnere Carlo Chiti, l’artefice di numerose vittorie sportive dell’Alfa Romeo. A ben completare tutto l’anteprima della mostra fotografica “Donne e Motori? Gioie e Basta”, ideata dal Elisabetta Cozzi per sconfiggere la discriminazione di genere. Intorno a loro musei, club, registri, manifestazioni, ricambistica e anche quelle stesse case automobilistiche che, nonostante le critiche odierne, provano a far riaccendere in molti di noi l’interesse per il nuovo.
CAVALLINO SEMPRE AVANTI
Il tradizionale trio di benvenuto agli spettatori di Milano Autoclassica è stato totalmente affidato a Ferrari: 499P, che porta ancora addosso la ghiaia della vittoriosa le Mans 2023; affiancata dalle rarissime e straordinarie F40 LM e 512 BB LM. La casa di Maranello ha colto l’occasione per celebrare il quarantesimo compleanno della sua iconica e indimenticabile Testarossa, una delle supercar simbolo degli Anni ’80, molto presente dai vari commercianti e specialmente presso lo stand della locale concessionaria ufficiale. Ovviamente è sempre una gioia incontrare pure le Daytona, Dino e le altre, per non parlare della F2003 GA, che fa immediatamente venire in mente gli anni dello stravittorioso Michael Schumacher.
LA STELLA CHE VOLA
Milano Autoclassica ha voluto dare il palco alla Mercedes 300 SL, la monumentale Gullwing, di cui sono stati esposti alcuni esemplari. Mito intramontabile, la sportiva di Stoccarda qui è stata rappresentata non solo dal gessato colore argento, ma pure dall’azzurro candido della roadster e dall’avorio di quella frizzantissima portata dal suo proprietario da Cuba, reduce da un sofferente abbandono durato decenni e da una fuga qui in Europa, dopo una lotta contro la titanica burocrazia dell’isola.
LA FIDANZATA D’ITALIA
Lo stand dell’Automobile Club Italiano, a Milano Autoclassica, oltre ad una Ferrari 512 TR, ha raccontato l’Alfa Romeo Giulietta, nelle sue varianti, che negli Anni ’50 aveva conquistato e fatto innamorare i nostri padri e nonni. Abbiamo quindi visto la diva del biscione nelle vesti di berlina, Spider firmata Pininfarina, Sprint di Bertone, SS sempre Bertone, ed SZ opera di Zagato. Quest’ultima, accudita dal collezionista Corrado Lopresto, mostra una livrea fatta a metà, per meglio mostrare le differenze tra prima e dopo il recupero dal lungo letargo. Capolavori di meccanica e design che hanno fatto da contesto alla presentazione di imperdibili appuntamenti del 2025, come la Coppa Milano Sanremo e il Concorso d’Eleganza di Stresa del Milano Historic Cars Club.
CARLO CHITI PER SEMPRE
L’Automotoclub Storico Italiano, a Milano Autoclassica, ha riunito parte della sua grande famiglia fatta di club affiliati, come il Monza Auto Moto Storiche e tante altri, ma il grosso della scena è stata riservata a quelle Alfa, come Giulia GTAm e Giulia TZ, che hanno saputo dominare sui circuiti di tutto il mondo grazie al genio di Carlo Chiti. Sempre grazie alle conoscenze di Chiti che Fulvio Maria Ballabio, suo allievo, ha realizzato la Montecarlo V12, vettura da competizione alimentata a GPL, la cui ultima evoluzione è stata presentata qui a Milano. Proprio con quest’auto Fulvio Maria Ballabio ha voluto parlare di come sia possibile impiegare questo carburante, solitamente associato a parsimoniose utilitarie, per ridurre le emissioni di CO2 senza rinunciare alla goduria di correre in pista, e magari anche vincere.
LARGO AI SOGNI
Milano Autoclassica è sempre una buona occasione per le case per affezionarsi nuovi clienti, anche se ultimamente, guardando alle scelte fatte da alcuni gruppi, pare stiano facendo fatica a non deludere i rispettivi seguaci di vecchia data, ma nonostante ciò il morale del pubblico è stato tenuto alto. La nuova Alfa Junior è stata presentata insieme alla 33 su base Maserati MC20, vincitrice del contest di Ruoteclassiche tenutosi al venerdì sera, e alla Iguana del museo di Arese. Le ultime Lotus made in China alla spina e le assai poco inglesi MG odierne stanno facendo litigare la gente sui social; ma ci ha pensato la Emira a non far arrabbiare lo spirito di Colin Chapman. Romeo Ferraris, già ambasciatore in Italia di Morgan e Caterham, ha mostrato il suo modo di intendere la Porsche 911 Turbo, con un corpo tutto satinato. Le Kimera Evo, ancora una volta, hanno ravvivato la nostalgia per la Lancia che fu. Andrea Levy, in attesa del MiMo 2025, porta sotto i riflettori parte della sua argenteria, con Dallara Stradale, Ferrari 812 Competizione e Mercedes AMG GT. Oldcar 24 si è distinta con la straordinaria Alfa Romeo 6C 2500. Bentley, Aston Martin e McLaren hanno puntato sull’insieme di modernità e sontuosità, da contrapporre a quelle Tesla che, con almeno due decadi di anticipo, hanno preteso di farsi un meeting tutto loro.
CHI CERCA TROVA
Anche quest’anno, a Milano Autoclassica, su ben 4.500 occasioni, i prezzi di diverse auto sono stati alti, cosa che per i pezzi di alto collezionismo è da tenere in conto, un po’ meno per auto che pure adesso fanno fatica a farsi amare da qualcuno. Così se da una parte la SLR appartenuta ad Alex Del Piero ha agevolmente cambiato residenza, dall’altra si fa fatica che possa succedere lo stesso con una primissima Twingo a 7.000 € o una Citroen LNA a quasi 5.000 €, ma non è stato questo il momento di disperarsi. Girando bene per gli stretti corridoi della fiera non è stato difficile beccare delle interessantissime Mercedes SLK prima serie sotto il muro psicologico dei 10.000 €, delle cifre assai credibili per una due posti secchi compatta, tutto sballo, come spesso oggi le case stanno sacrificando dai listini. E se pensate che le Alfa oggi siano tutte schizzate troppo in alto beh, un pensierino sulla 155 2.0 Twin Spark 16V, in allestimento da ginnastica, a meno di 8.000 € sarebbero stati più che onesti, nonostante la griglia anteriore della serie precedente. Per chi è ancora bambino, forse già troppo cresciuto, i ragazzi di Milano Classiche hanno potuto proporre una carinissima riproduzione in scala della Shelby Cobra, con sette cilindri e tanti cc in meno. Da collezione la Steyr Puch Haflinger di pre serie, avente come primo proprietario nientemeno che la Fiat.
BEATA GIOVENTU’
I vari club e la testata Youngclassic hanno trascinato a Milano Autoclassica la bellezza di 1.000 equipaggi. Sono accorse numerose Giuliette, di tutte le epoche, per il loro settantesimo, ma anche le francesine arrabbiate anni ‘90, come 106 Rallye e Saxo VTS; le Jaguar; le Mini; le BMW Z3; le Giapponesi, tra cui una Mitsubishi 3000 GT, ex di Marco Pantani; e alcune Nissan Skyline; le Mercedes di Stelle Cadenti e le americane; oltre ad alcune premiate dalla giuria ACI, come l’Aston Martin DBS rossa rubino e l’Alfa 1900 Touring. Anche quest’anno, come quello scorso, l’idolo è stato il ragazzo svizzero arrivato in Honda City Turbo, corredata del suo motorino componibile, che sembra uscita da un manga, ma grandi lodi le ha ricevute anche la famiglia con la Golf prima serie gialla a faro piccolo, una delle pochissime sopravvissute con la targa quadrottina posteriore.
MOTORI SENZA RUOTE
A Milano al massimo ci sono i navigli, ma c’è mai stato un milanese benestante che non abbia mai accarezzato l’idea di possedere un Riva? Probabilmente no, ed è per questo che a Milano Autoclassica hanno preso abitudine a portare alcuni tra i modelli più fighi della cantieristica di casa nostra, spesso in combo con poderosi propulsori di provenienza automobilistica: come il Riva Acquarama appartenuto a Ferruccio Lamborghini, il quale volle a tutti i costi metterci a muoverlo un paio dei suoi possenti V12. Nella stessa piazza anche il Museo della Barca Lariana, tappa obbligata per ogni amante della nautica, ha portato alcuni scafi da corsa d’antan, che portano il bialbero Alfa e il V4 di casa Lancia.
DI CORSA E CON CALMA
Milano Autoclassica è stata la scusa giusta per ribeccare i propri millemila amici sparsi tra i tanti club per ciciarare della faccenda prezzi, tra uno spritz e uno spumantino, ficcando le mani tra modellini in scala e stemmi sbiaditi. Il CNO, tutto a stelle e striscie, ha mostrato la Babayaga, un dragster che nella vita precedente era una normalissima Chevrolet Vega. L’ACN di Novara ha ricordato gli anni pazzi del gruppo B con la Lancia 037 che fu di Attilio Bettega. Il Milano Historic Cars Club ha ospitato la presentazione dell’ultimo libro di Ivan Scelsa, Nero Alfa, tra la Fiat 6C 1500 Touring e la Ferrari 575 Superamerica, entrambe vincitrici alla passata edizione del concorso di Stresa. Grande attenzione per la festeggiatissima Giulietta soprattutto da parte della Scuderia del Portello col suo museo dinamico. Folklore yankee anche dal CMAE, per merito della stupefacente Studebaker Avanti. La Scuderia Sant’Ambrous ha ricordato gli anni del suo bel passato con la Ferrari 365 Daytona, una delle pochissime in allestimento da gara. Grande voglia di tornare in estate per i registri Panhard e Jaguar, con le loro DB Le Mans e E Type. In grande spolvero i sodalizi di Porsche e Lamborghini, che con 356, Countach e le altre non lasciano indifferenti nessuno. Grande trepidazione per la Summer Marathon, la cui Giulia SS esposta sarà tra le protagoniste.
Milano Autoclassica è un bel modo di concludere la stagione degli eventi, prima della sosta invernale e dei canonici pranzoni pre festivi dei vari gruppi di enthusiast. Un salone che, al di là della febbre dei prezzi, sa calamitare tanta gente, e che per questo può ulteriormente ingrandirsi.