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Milano AutoClassica: un viaggio tra passato e presente

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Lo scorso week-end, più precisamente tra il 25 e il 27 aprile, presso la Fiera Milano Rho, si è tenuta la terza edizione di Milano AutoClassica, prestigioso salone di Auto d’Epoca che, in soli 2 anni, è diventato un appuntamento imprescindibile per gli appassionati di auto d’epoca e non solo. Noi di VdS non potevamo perdercelo, perciò, sabato scorso, abbiamo “radunato” il nostro staff e siamo partiti alla volta di Milano. Da Piacenza a Milano il viaggio è breve, perciò siamo arrivati al salone di prima mattina: dopo aver parcheggiato, preso i biglietti e superato i tornelli ci siamo trovati, all’ingresso del padiglione XVIII, di fronte ad uno spettacolo affascinante: uno splendido tris di alcune delle auto, italiane, più iconiche nella mente di ogni appassionato, allineate in modo da riprendere i colori della bandiera italiana, ed al contempo richiamare a case automobilistiche non direttamente presenti all’evento con uno stand. La Bizzarrini 5300 GT Strada Alloy del 1968, la Lancia Aurelia B24S Spider America by Pinin Farina del 1955 e la Lamborghini Miura P400S del 1969 saranno messe all’asta da RM Auctions a Monaco Sabato 10 Maggio 2014.

A fare da cornice, subito dietro, c’erano lo stand Ferrari e quello Maserati. Il marchio del cavallino più famoso al mondo ha portato 3 auto reduci da tre diversi raid in 3 diversi paesi; nel dettaglio, infatti le due 599 gtb Fiorano hanno partecipato una ad un raid negli Stati Uniti, e l’altra ad uno in India, mentre la 612 Scaglietti ad uno in China. Immagino che gli appassionati coglieranno il richiamo ai raid delle prime decadi del 900.

Nelle vicinanze completa l’immagine di eccellenza italiana lo stand Maserati, che ha scelto Milano per festeggiare i suoi primi 100 anni e presentare il libro celebrativo alla presenza di tre dei quattro autori (Gianni Cancellieri, Cesare De Agostini e Luca Dal Monte) e dell’Editore Giorgio Nada. Nel volume di 350 pagine, Luca Dal Monte, direttore stampa e relazioni esterne Maserati, ha tracciato un secolo di storia industriale mentre Lorenzo Ramaciotti, responsabile stile del Gruppo Fiat, ha raccontato il proprio punto di vista sulla evoluzione stilistica delle vetture del Tridente. A Cesare De Agostini e Gianni Cancellieri è spettato invece il compito di raccontare le vicende agonistiche della Maserati che, sin dalle origini, ha fatto dell’impegno sportivo un proprio cavallo di battaglia. La prefazione del volume è firmata dal presidente e dal CEO della Maserati, rispettivamente Sergio Marchionne e Harald Wester.

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Meritano particolare menzione anche le auto con cui lo stand Maserati si è presentato alla Milano AutoClassica: una 5000 Gt carrozzata Alemanno e l’unico esemplare di Maserati 420M/58 Eldorado, di proprietà del Museo Panini. Gli intenditori, sapranno sicuramente, che tale modello fu costruito espressamente per la 500 Miglia di Monza del ’58 ed introdusse in Europa la sponsorizzazione totale di una vettura da corsa da parte di un’azienda esterna al mondo dell’automobile, nel caso specifico un marchio di gelati.

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Dovete invece sapere che la 5000 GT era un’auto costruita “su misura” dei desideri di chi la ordinava, con un costo almeno doppio rispetto ad una 3500 GT (in America costava circa 17.000 dollari), destinata a personaggi importanti come Ferdinando Innocenti (telaio n. AM-103-018), il presidente della Repubblica messicana Adolfo Lopez Mateos (telaio n. AM-103-022) o Aga Khan Karim, la cui vettura (telaio n. AM-103-060) realizzata da Pietro Frua, venne scelta da Maserati per imporre la linea della “Quattroporte”. Tra i primi acquirenti, anche Gianni Agnelli, che scelse Pininfarina come sarto per il suo telaio (n. AM-103-008).

La selezione di portabandiera del marchio non è stata apprezzata solo da noi visto che la A6 del 1947 e la 5000 GT del 1959 sono state infatti premiate nell’ambito del concorso d’eleganza legato alla manifestazione milanese. La A6 ha ottenuto il terzo posto assoluto  della classifica “Best of Show” mentre la 5000 GT si è classificata al secondo posto nella propria classe “Speed & Style”, decretando un grande successo di pubblico per lo stand Maserati.

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Subito dopo, sempre per restare in ambito di marchi italiani troviamo Abarth, con la Fiat Abarth 1000 Record (1960), l’iconica Fiat Abarth 595 del 1963 e la Abarth  595 ’50° Anniversario. A conferma della continua ricerca del “meccanicamente perfetto” tipico di tutte le vetture di Abarth, i tre esemplari sullo stand rappresentano l’essenza di un brand capace di rinnovarsi continuamente, accettando e vincendo sfide spesso ritenute impossibili. La Fiat Abarth 1000 Record è la vettura rappresentativa della “lucida follia” di Carlo Abarth, capace e desideroso di creare sempre la vettura migliore del segmento di appartenenza. Invece la 595, oggi come ieri, rappresenta pienamente l’iconografia del brand e continua a garantire le migliori performance per una 595. Proprio quest’ultime due vetture sono espressione concreta del fil rouge che lega le vetture del passato e quelle di attuale produzione: a Milano  sono esposte un esemplare storico della 595 presentata al grande pubblico nel 1963 e una Abarth 595 ’50° Anniversario’, la Limited Series ispirata proprio all’icona del brand e lanciata in anteprima  al salone di Francoforte proprio nell’anno de Cinquantesimo anniversario.

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Presentata nel settembre 1963 al salone dell’auto di Torino, negli anni Sessanta la 595 si rivelò un immediato successo grazie alle straordinarie performance, inusuali per una vettura così piccola, diventando ‘icona’ del brand. E’ la vettura che più rappresenta l’essenza del marchio: ‘size’ (è la più piccola supercar), ‘shape’ (Abarth è la 595 e la 595 è Abarth: tutte le Abarth, nell’immaginario collettivo, sono bianche con la banda rossa, come la 595), ‘speed’ (è una  racing car dalle performance da record) e ‘spirit’ (non è vintage, ma storia contemporanea). La Special Edition è una reinterpretazione moderna dell’originale, il colore, i loghi storici del marchio e le grafiche originali “Fiat Abarth 595 “, tutti realizzati a mano dai migliori artisti della customizzazione nelle Officine Abarth di Torino, conferiscono alla vettura distintività e carattere, trasformandola in “icona contemporanea”. Un tributo all’originale realizzato con l’esclusività e la cura dei dettagli tipiche delle Officine Abarth.

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‘Prestazioni da record’ è certamente la peculiarità che meglio delinea il carattere della straordinaria Fiat Abarth 1000 Record (1960).  La Pininfarina condusse un lungo ciclo di sperimentazioni alla galleria del vento per definire le linee di carrozzeria della nuova vettura da record che Carl Abarth desiderava per migliorare i precedenti primati nella classe H (da 501 a 750 cc). Dal 28 settembre al 1 ottobre del 1960, la nuova Fiat Abarth da record si cimentò sulla pista di Monza per raggiungere nuovi primati  nella classe internazionale G (da 751 a 1100 cc).  Alla guida si alternarono  una decina di piloti che stabilirono in quei giorni i nuovi primati internazionali delle 12 ore, delle 2000 miglia, delle 24 ore, dei 5.000 km, delle 5.000 miglia, delle 48 ore e dei 10.000 km. La prova continuò fino al 1° ottobre quando si conseguì il record delle 72 ore. Fiat Abarth 1000 Record (1960) era dotata di un motore ‘4 cilindri da 982 cc che sviluppa una potenza massima di 108 CV a 8.000 giri/min. e lanciava la vettura alla velocità massima di 220 km/h.

Subito a lato, si continua a narrare la storia della produzione italiana con Alfa Romeo, nel cui spazio i visitatori potevano conoscere da vicino 3 vetture storiche appartenenti al Museo Storico Alfa Romeo: RL Targa Florio (1923), Alfa Romeo 750 Competizione (1955) e Giulietta Spider prototipo America (1955). Sullo stand anche due esemplari appartenenti a clienti privati: Giulietta Sprint del 1955 e Giulietta Spider “Bertone” del 1955. L’evento milanese era certamente l’occasione ideale per celebrare i 60 anni di vita del modello Giulietta, come dimostrava anche lo spazio allestito all’esterno per accogliere i 50 esemplari privati, un vero e proprio museo ‘a cielo aperto’ per raccontare la lunga storia di una leggenda. Era il 1954 quando, sulla scia del successo della 1900, l’Alfa Romeo presenta al Salone di Torino la Giulietta Sprint, un agile coupé dalle dimensioni compatte e con prestazioni superiori che segna l’ingresso della Casa del Biscione nella categoria delle “piccole” con propulsori inferiori ai 1.500 centimetri cubici di cilindrata.

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L’anno successivo è la volta della versione berlina, una vettura che anche in questa configurazione non rinuncia alle prestazioni e alla dinamica di guida di alto livello: si consolida la tradizione Alfa Romeo delle “berline sportive”, iniziata con la “1900”, celebre per essere definita “la berlina da famiglia che vince le corse”. Nelle mani dei campioni la Giulietta taglia i traguardi più ambiti mentre, come sintetizza bene uno slogan del tempo, “la guida anche la mamma”. Si apre così un’epoca e Alfa Romeo è precursore nel rendere concreto “il piacere della guida sportiva alla portata di tutti”.

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Nell’ottobre dello stesso anno è la volta della Giulietta Spider, “la signorina” come è affettuosamente chiamata dallo stesso Giovanni Battista “Pinin” Farina che disegna le sue linee filanti conferendole così una forte personalità. Allestita sul pianale della Sprint, ma con passo ridotto, la Giulietta Spider riscuote un successo internazionale. Negli Stati Uniti è accolta con entusiasmo e la stampa specializzata la definisce: “una splendida continuità di quella tradizione italiana che per il suo buongusto fa distinguere un’Alfa Romeo a colpo d’occhio fra mille altre”. A Milano era in mostra proprio la Giulietta Spider prototipo America (1955), una tra le vetture più belle mai realizzate e un simbolo degli anni Cinquanta, che vanta le stesse prestazioni della Sprint e lo stesso livello tecnico d’eccellenza tanto da far sembrare subito obsolete le spider della concorrenza. Anche la versione “veloce” della spider raggiunge i 180 km/h, velocità elevatissima per una scoperta compatta degli anni Cinquanta.

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Accanto alle Giulietta storiche era in mostra un esemplare di Alfa Romeo 750 Competizione (1955), una  “barchetta” da competizione che venne realizzata nel 1955 per un’eventuale partecipazione alle gare nella categoria Sport, classe 1,5 litri. Il motore della vettura è quello della Giulietta, portato a 1488 cc, per una potenza di 145 cv, che spinge questa spider da corsa a 220 km/h, grazie anche al peso, in ordine di marcia, pari a 670 kg. Il design della carrozzeria curato da Boano, si discosta nettamente dallo stile delle altre Alfa Romeo contemporanee. La vettura è rimasta allo stadio di prototipo-laboratorio: nel 1955 al Portello dovevano concentrarsi sul consolidamento produttivo della “Giulietta”.

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Completava la compagine storica del Biscione alla rassegna milanese una preziosa Alfa Romeo RL Targa Florio (1923) che, da una parte, ricorda la prima vittoria di Alfa Romeo in occasione della leggendaria Targa Florio in Sicilia e, dall’altra, segna la nascita del ‘Quadrifoglio Verde’ quale simbolo indissolubilmente legato ai successi sportivi di Alfa Romeo. Infatti, sul cofano dell’auto condotta alla vittoria da Ugo Sivocci venne dipinto per scaramanzia un quadrifoglio contro il numero di gara 13 che gli era stato assegnato. La vettura del Museo ha il motore originale usato in gara nel ’23: un 6 cilindri in linea di 3154 cc da 95 cavalli che spinge la vettura a 160 km/h di velocità massima.

Proseguendo nello stesso padiglione erano presenti anche marchi esteri, tra cui Tesla, con l’ultima berlina elettrica Model S, McLaren e Jaguar, che promuoveva la gamma F-type, ultima erede di una dinastia in cui brilla la E-type, anch’essa presente.

Notevole anche la presenza di Gente Motori Classic con le sue youngtimers.

Sempre ad alto livello le aree della Fondazione Fiera Milano (dove brillava statuaria una Fiat 2800 Torpedo del 1938 ndr.) e Nardi, presente con Ermini che promuoveva la sua nuova 686, di entrambe non vi sveliamo nulla perchè abbiamo due articoli in programma.

Per chi non lo sapesse l’evento si svolge su uno spazio, di 50.000 mq, che accoglie le vetture più rare e prestigiose, i più importanti Musei e Case automobilistiche, commercianti e restauratori di auto d’epoca, una ricchissima sezione di ricambi e un fitto calendario di appuntamenti imperdibili, tra cui conferenze a tema (abbiamo avuto modo di seguire l’intervento sul restauro di una “Pagodina”).

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Milano AutoClassica è molto di più: è l’occasione per un viaggio affascinante nell’Italia di ieri, con le auto che hanno segnato l’epoca d’oro del cinema italiano, ad esempio la mitica coupè Mercedes Ali di Gabbiano, l’auto guidata da Federico Fellini e Sofia Loren.

Ad arricchire l’ambiente erano presenti anche numerosissimi club automobilistici (ne citeremo solo qualcuno per questioni di spazio, sebbene siano tutti ugualmente degni di nota) tra i quali l’Alfa Romeo Club Milano, il Club Italiano Pahnard, il CMAE (Club Automotoveicoli d’Epoca) e due club di Novara con cui ci siamo intrattenuti essendo la città del nostro fotografo.

Tra i tanti vogliamo soffermarci sul Fiat 500 Club Italia e CinquecenTiamo, del quale parleremo  approfonditamente in un prossimo articolo.

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Il loro stand ci ha stupito per originalità: rappresentava uno spaccato di vita relazionale degli anni 60′ (così come ci hanno raccontato i responsabili del coordinamento Milano Ovest) partendo dall’amicizia, all’amore che sfocia nel matrimonio, per arrivare alla famiglia: rappresentata da un tipico picnic dell’epoca.

Sull’erba (vera!) dello spazio del sodalizio dedicato all’utilitaria che ha motorizzato l’Italia del boom, abbiamo avuto modo di parlare con il fondatore, che ci ha aperto la porta ad proficua collaborazione: aspettatevi di vedere sempre più spesso sulle nostre pagine  le attività del loro club.

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I visitatori avevano inoltre la possibilità di acquistare l’auto d’epoca dei propri sogni direttamente dai vari rivenditori presenti (e non erano poche quelle auto che recavano la scritta “Sold” o venduto, a dimostrazione del fatto che il mercato dell’auto d’epoca è sempre abbastanza florido).

Con budget più ridotti si potevano acquistare pezzi di ricambio, che ad un’occhio inesperto potrebbero sembrare “cianfrusaglie”, mentre diventano veri e propri tesori per gli appassionati…perchè spesso difficili da reperire, come molti di voi ben sapranno.

L’elemento che, forse,  abbiamo apprezzato di più della kermesse è il clima che si respira passeggiando tra i vari stand: il visitatore della fiera si trova “calato” in una dimensione dove il presente è fatto di un passato ancora vivo, dove anche il più piccolo dettaglio è in grado di raccontare una storia, dove ogni odore riporta ad un ricordo, personale o tramandato da nonni e genitori, che lo hanno vissuto direttamente. La “mission” di AutoClassica, è il desiderio di trasmettere la passione e la cultura per l’auto d’epoca, anche alle generazioni più giovani, affinchè il loro entusiasmo diventi strumento di ulteriore divulgazione.

In conclusione, noi di VdS siamo rimasti decisamente soddisfatti, tant’è vero che siamo tornati a casa stanchi ma contenti per la piacevole giornata trascorsa, di conseguenza seguiteci e vi terremo aggiornati  sulle novità dell’edizione del prossimo anno.

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Classe 1988 (inguaribile ottimista), nato a Piacenza, diplomato al liceo linguistico, laureando in scienze internazionali e diplomatiche presso l'università di Bologna. Follemente innamorato, da sempre, di cinema e letteratura poiché, oltre a essere ottimi mezzi di comunicazione sono al tempo stesso anche insostituibili fonti di apprendimento e intrattenimento, che consentono di vivere molteplici vite nell'arco di una sola. Sogno nel cassetto: apportare un contributo rilevante al mondo; e badate...non lo dico tanto per dire; lo dimostra il fatto che non sia in lizza per nessun concorso e che nemmeno abbia intenzione di candidarmi.