Collezionismo

La Regione Lombardia sdogana il Registro ACI Storico

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Tanto tuonò che piovve. La Regione Lombardia con l’introduzione del comma 4 bis all’art. 48 della l.r. n. 10/2003, ha ammesso a fruire al beneficio fiscale dell’esenzione dal bollo i veicoli ultraventennali iscritti al Registro Storico dell’Aci, superando il dettato normativo centrale che individuava nelle Fab Five

  • A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano)
  • F.M.I. (Federazione Motociclistica Italiana)
  • Storico FIAT
  • Storico LANCIA
  • Storico ALFA ROMEO

gli unici soggetti deputati ad accertare i requisiti di storicità dei veicoli ai fini, tra gli altri, dei benefici fiscali.

La Risoluzione n.1 del 29/12/2021 di Regione Lombardia precisa infatti, a fondamento della decisione di “riconoscere” il Registro Storico dell’Aci, che “ l’analisi tecnica del singolo veicolo, l’uso estremamente moderato dello stesso e non finalizzato ad esigenze di mobilità quotidiana, un’adeguata e costante attività di manutenzione e conservazione, costituiscono ulteriori indici per l’individuazione dei veicoli di reale interesse e valore storico, che si può presumere vengano conservati per reali finalità di collezionismo e di tutela del patrimonio motoristico storico. Nel caso del Registro ACI Storico viene anche prevista una cosiddetta “Lista di Salvaguardia” che elenca le tipologie di veicoli rispondenti ai requisiti sopra descritti, quale precondizione per l’iscrizione nel medesimo Registro. Il regolamento di funzionamento del Registro ACI Storico prevede, comunque, la verifica tecnica dei veicoli aspiranti all’iscrizione, escludendo così quei veicoli che, per mancata manutenzione o degrado, non rispettano i requisiti di storicità”. La risoluzione poi prosegue con altre amenità di cui si consiglia la lettura.
Al di là delle considerazioni tecniche, merita particolare attenzione l’”istruttoria” necessaria per vedersi il proprio mezzo “riconosciuto” come storico dal Registro Aci. Andiamo per ordine.
Precondizione: Essere ricompreso nella Lista di Salvaguardia, e qui si apre un mondo perché i profili critici sono molteplici. Una lista di salvaguardia per avere un senso deve avere un meccanismo di aggiornamento, possibilmente automatico, che la aggiorni sulla base del parco auto circolante. L’Aci avrebbe tutti gli strumenti per farlo, però occorre cultura automobilistica per leggere i dati. E’ sufficiente? No. Per creare una lista che possa davvero fregiarsi della mission di essere “di salvaguardia” deve anche saper leggere l’unicità di certi veicoli e non solo il badge che portano sul portellone. Non sfugge infatti che ancora più raro, del più raro dei modelli, è quell’esemplare che ha attraversato i decenni senza perdere la sua identità. La Lista di Salvaguardia dell’Aci è interessata a questo profilo? Probabilmente no perché l’unico elemento che sembra essere rilevante ai fini del listone è marca e modello e siamo al limite del comico quando ci si accorge che nel listone tendenzialmente non ci sono modelli a gasolio! A priori ed indipendentemente da un procedimento di accertamento, non riconoscere l’interesse storico di vetture a gasolio appare quantomeno bizzarro.

Passata la barriera del listone, che già desta parecchie preoccupazioni, l’Aci Storico va a vedere le condizioni, ovverosia se la vettura è mantenuta bene ovvero se a causa del “degrado” non rispetta “i requisiti di storicità”.  E’ piuttosto banale ricordare che un conto è la storicità, e gli elementi identitari caratterizzanti, altra cosa è il “degrado” o la “corretta manutenzione”. Elementi questi ultimi fondamentali ma non sufficienti per “leggere” un veicolo sotto il profilo filologico e storico.

Già con questa breve e non certo esaustiva disamina è evidente come la scelta di Regione Lombardia sia basata su elementi incongruenti e comunque insufficienti ad accertare la storicità di un mezzo così come richiesto dalla legge,  ovverosia il  certificato di rilevanza storica  di  cui  all’articolo  4  del  decreto  del  Ministro  delle infrastrutture e dei  trasporti  17  dicembre  2009,  , rilasciato dagli enti di cui al comma 4  dell’articolo  60  del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, fondato su un giudizio di accertamento delle caratteristiche identitarie del mezzo. Gli unici enti accreditati per la legislazione statale sono ovviamente quelli precedentemente elencati.

Come diceva Nietzsche, il rimedio è stato peggiore del male. In realtà, anziché proporre con la forza di cui l’Aci sarebbe capace, una riforma del sistema di certificazione si è preferito forzare la mano e legittimarsi attraverso una normetta regionale che non fa certo bene al comparto né agli appassionati. Non sfugge infatti che se si passa dalla maglie larghe di certi CRS a quelle ancora più insidiose, proprio perché irragionevoli, del listone di via Marsala non si fa alcun progresso nella direzione della tutela del patrimonio. Nessuno dei litiganti (Asi, Aci Storico in primis) sembra aver in mente la soluzione che in ogni modo non potrà prescindere da un istruttoria di accertamento, prima ancora che della astratta rilevanza storica del singolo modello, delle condizioni di fedeltà storica dell’esemplare in questione rispetto alla tipologia propria del modello di fabbrica (pur con inevitabili modifiche storicizzate nel tempo). La corretta manutenzione e il livello/non livello di degrado (rispetto a cosa infatti non viene detto), infatti, nulla dicono in ordine alla fedeltà storica dell’esemplare in questione che è e rimane elemento imprescindibile ed essenziale per la compilazione di qualsiasi lista che abbia la pretesa di essere “di salvaguardia”. Poi se nemmeno le celebri Td* degli anni novanta trovano alcuno spazio indipendentemente dalle condizioni di conservazione, difficile trovare argomentazioni se non quelle che per entrare nel listone serve almeno un V8 (a benzina però!).

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!