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REBELT: l’intervista agli ideatori della linea di borse eco-vintage

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Eccoci finalmente con la tanto attesa intervista dedicata al mondo REBELT che avevamo avuto la fortuna di conoscere durante Automotoretrò 2014. REBELT è Roberto De Gregorio (designer) e Massimo Torassa (sellaio), che si sono mostrati disponibilissimi a rispondere alle nostre domande e ci hanno aperto un mondo tanto affascinante quanto unico nel suo genere. Non vi anticipo nulla, non vi resta che leggere e farvi ammaliare dalle loro fantastiche creazioni!

Il nome:

RE come riciclo (comunemente usato all’estero come simbolo di riciclo) REBEL perché una linea di borse anticonformista BELT perché usiamo cinture di sicurezza come spallacci T come Torino perché rivendichiamo l’orgoglio di questa città dell’auto REBS04 1 (1)

Roberto De Gregorio: svolge l’attività di designer e graphic designer in Italia e all’estero occupandosi di tutti gli aspetti della comunicazione: illustrazioni, loghi,editoria, allestimenti e fotografia. Sempre affascinato dalla cultura post-idustriale e dal concetto di ridare nuova vita ai materiali, ha realizzato allestimenti artistici e oggetti di design legati al riciclo. (www.degraf.it)

Massimo Torassa:  svolge l’attività di sellaio ed è titolare di una delle più antiche sellerie di Torino, la Consell.  Ripara auto d’epoca, capotte e qualsiasi tipo di sedile. Ha una conoscenza quasi enciclopedica di tutti i tessuti auto dagli anni ’50 a oggi e una spiccata creatività legata al riciclo.

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Da dove e quando nasce il vostro concept? Ci sono state ispirazioni particolari?

Abbiamo iniziato 5 anni fa realizzando insieme ad un amico comune, arredi realizzati con parti di autovetture (www.auto-mobili.it). Dagli arredi alle borse il passo è stato breve, frequentando il laboratorio notavo i numerosi scarti di lavorazione del sellaio e così poco più di un anno fa è nata l’idea di creare delle borse invece di gettare via i tessuti. Nei miei viaggi in nord Europa avevo visto borse realizzate con ogni sorta di materiale.

Perché fra tutti i possibili materiali di riciclo avete scelto proprio le carrozzerie e i materiali provenienti da automobili? Che legame avete con il mondo delle automobili?

La scelta di realizzare le borse con tessuti auto è stata ovviamente determinata dall’esperienza di Massimo Torassa il sellaio, ma quello che abbiamo creato è anche la storia di una città che reinventa se stessa partendo dal patrimonio industriale che ha caratterizzato la cultura industriale di Torino. Una sorta di continuità ma proiettata all’interno di una nuova situazione economica che vede la rinascita dell’oggetto di design fatto a mano e che rispetta l’ambiente perché non prodotto appositamente ma già esistente: “alte emozioni, basse emissioni” come dichiara la nostra mission.

Qual è la vostra idea di riciclo/riuso? La applicate solo nel lavoro o anche nella vita di tutti i giorni?

Crediamo che il nostro lavoro, o qualsiasi progetto legato al riciclo, non salverà il mondo perché è come una goccia nell’oceano, ma pensiamo che le nostre borse possano in qualche modo iniziare a cambiare il punto di vista delle persone rispetto alla tematica degli scarti industriali che ci circondano (e che non vediamo o fingiamo di non vedere) e del relativo inquinamento. L’entusiasmo delle persone di fronte alle nostre creazioni ci spinge a continuare su questa strada. Abbiamo un’attenzione all’ambiente molto spiccata anche nella vita di tutti i giorni, io ad esempio viaggio su una Punto Fiat riconvertita a gas.

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Che ruolo svolge per voi il made in Italy e l’artigianato che sempre più spesso vengono a mancare nella filiera produttiva italiana? 

Il ruolo del made in Italy è uno dei nostri punti di forza. Crediamo si possa fare innovazione di qualità anche con il lavoro manuale in un mondo dove tutto rischia di essere uguale e standardizzato. Quello che manca alle piccole realtà artigianali italiane a volte è saper creare strutture al proprio business con il rischio di tenere nascoste le loro incredibili creazioni all’interno dei propri laboratori. Alcuni compratori stranieri ci hanno trasmesso tutto il loro entusiasmo per la creatività italiana. Ci rendiamo comunque conto che lavori come quello del sellaio sono oramai in via di estinzione e vediamo intorno a noi di anno in anno chiudere piccole realtà artigianali e sappiamo che questo vuol dire perdere per sempre un patrimonio di conoscenze. È un vero dramma per questo paese. Non ci rendiamo conto di quale ricchezza stiamo perdendo.

Quanto tempo impiegate a produrre ogni singolo pezzo?

Non saprei dire quanto tempo impieghiamo per realizzare una borsa perché cerchiamo di standardizzare i tagli ed i recuperi per non appesantire i costi di realizzazione ma se dovessimo creare una borsa sola all’interno di una giornata di lavoro credo occorrano 4/5 ore e tanta pazienza. I tessuti sono sempre diversi tra loro e i problemi in fase di realizzazione non mancano mai.

C’è un messaggio particolare che volete trasmettere ai consumatori attraverso la vendita dei vostri prodotti? 

Vogliamo trasmettere il concetto che il riciclo ed il riuso possono produrre bellezza, che questo cambiamento materiale deve cambiare anche il nostro modo di porci di fronte ai prodotti che ci circondano. Non possiamo più essere solo dei semplici consumatori e che quindi le esigenze ambientali ci devono rendere più attenti a quello che consumiamo e utilizziamo a volte distrattamente. La creatività e l’attenzione all’ambiente possono creare business.

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C’è un target definito di consumatori a cui vi rivolgete?

Fin dall’inizio non ci siamo mai rivolti in modo specifico ad un target. Abbiamo felicemente scoperto che il nostro target copre tutte le fasce sociali. Dallo studente universitario alla donna di 80 anni, tutti alla fine vedono e trovano la “loro” borsa perché tutte le borse sono diverse, non ne esistono due uguali, sono tutti pezzi unici.

Per quanto riguarda il futuro, avete in cantiere di applicare il vostro concept ad altri materiali/altre creazioni?

Stiamo realizzando cinture per pantaloni con tessuti auto vintage e abbiamo in programma nuovi modelli di borse per biciclette. La speranza è quella di continuare su questa strada e trovare sempre nuove soluzioni. La sperimentazione su nuovi materiali avviene in base agli scarti che riusciamo a trovare ed è una continua scoperta. Il problema nella reale produzione di oggetti legati al riciclo è la continuità. Non possiamo attingere sempre allo stesso materiale quindi ciclicamente occorre cambiare materiali e approcci. Questo determinerà cambiamenti e nuove soluzioni in futuro.

Decisamente un’idea VitadiStile per il modo in cui riesce a coniugare l’ecologia con il richiamo al passato dell’automobile. Continueremo a seguire quest’azienda per tenervi aggiornati sui loro progetti, intanto vi invitiamo a visitare il loro sito per conoscere il catalogo e sfruttare l’efficace piattaforma di e-commerce.

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Classe 1988, nata a Piacenza. Due lauree in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alle spalle, un Erasmus in Slovenia nel cuore, svariati stage e lavori in Italia ed all’estero nel CV, ora mi dedico al Servizio Civile in attesa di un’ispirazione divina dato che ancora le idee chiare sul futuro non ce le ho. Nel frattempo coltivo le mie passioni che spaziano dalla bicicletta (parte integrante del mio animo eco-green), alla piscina (sì, dovevo nascere al mare e magari pesce), alla lettura (dai romanzi strappalacrime alle riviste di design e arredamento), ai viaggi e alla scoperta di nuove culture (fosse per me passerei gran parte delle mie giornate con lo zaino in spalla). Dal bisogno impellente di occupare il tempo con qualcosa di utile per me e per gli altri, sono sempre alla ricerca di nuovi ed accattivanti spunti a cui aggrapparmi. Con tante idee “imprenditoriali” in testa che attendono forse solo il vento giusto per poter prendere il volo.

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