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Grand Basel in Isorivolta, le 100 macchine più importanti al mondo

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La Svizzera non è solo finanza, banche e Heidi. Basilea non è solo l’algida città di confine, il cuneo di terra condiviso con Francia e Germania.
A inizio agosto suona il telefono, dall’altra parte un amico mi informa della possibilità di partecipare a una manifestazione di cui in prima battuta non avevo capito nemmeno il nome. Per me Basilea è Art Basel e non capivo il nesso con le automobili anche se sempre più spesso si sente parlare di automobili come opere d’arte. “Non Art Basel, Grand Basel!” E cos’è? Nel frattempo stavo navigando a tutta velocità sulle pagine di Google per farmi un’ idea prima che dall’altra parte della cornetta mi dicesse “esibizione delle 100auto più importanti del mondo”! Due secondi di pausa. “Scusa, scelte da chi?” “Da un advisory board di assoluto rilievo e cercano una Fidia, una bella non pasticciata, che parli di sé e della sua storia”. Quand’è?” Ok, ci penso. Dopo aver attaccato, ripenso all’automobile, a quel ammasso di ferro plasmato con tanta maestria, quasi una collettanea in cui ogni artista ha contribuito per un pezzo, carrozzeria, motore, stemmini , meccanica, etc e poi assemblate perché ognuna delle rispettive qualità sia valorizzata dallo stare insieme, in armonia.


Ripenso poi a Basilea, a Peter Monteverdi a quello svizzero così italiano che si cimentò con incrollabile determinazione per costruire le sue automobili e intuisco che Grand Basel sarà qualcosa di straordinario. Un respiro profondo, “si va!”. Le giornate di Agosto, accecanti e generose accompagnano i pomeriggi dedicati al detailing, dai bulloni ruota ai fili delle candele, dalla guida sedile rivestita in pelle al giroporta cromato, ogni tratto della Fidia deve essere perfetto, lei che nella sua ultima uscita pubblica, quando ancora era in servizio per il Corriere dello Sport, accompagnò presidente e signora alla Scala. Poi le circostanze cambiarono, lei venne messa a riposo, la signora non la usò più: ormai era rimasta sola. Grand Basel è l’evento che aspettavo pur senza saperlo, quel tipo di evento in cui un’auto nobile si trova perfettamente a suo agio. Sbrigate le pratiche burocratiche alla Basel Messe entriamo nel vivo. Si spalancano le porte dell’ascensore, inizia la salita per il palcoscenico. Il ragazzo addetto ad accompagnare le automobili al secondo piano si mette di spalle, io aspetto al posto di guida. Arriviamo, si riaprono le porte, la One-77 ci da il benvenuto, metto in moto ed esco percorrendo le strade verso la Grand Avenue North dove si trova lo stand ISORIVOLTA.

C’è solo lei per strada, le altre la guardano dai loro piedistalli; lei è libera e sfila, il religioso silenzio in cui gli addetti sistemano gli ultimi dettagli è squarciato da quegli otto cilindri che non aspettano altro che sgranchirsi un po’. Passiamo a salutare le Aston, un paio di Ferrari Daytona , fino alle pedana dove riposano sornione le cugine, una Monteverdi 450 HAI GTS rossa e una Pantera GTS. Chissà se Alejandro e Piero si sono mai incontrati per un caffè alla guida dei loro capolavori, mi piace pensare di si. Per un attimo, è come se Pietro Frua, Tom Tjaarda e Giorgetto Giugiaro si incontrassero attraverso la rispettiva concezione dell’arte. Giugiaro c’era davvero, si ricordava perfettamente della ‘sua’ Fidia “ma sono passati tanti anni!” esclama. “Si Maestro, 51 anni quest’anno!”, “ quanti ricordi, quanti anni”. Già, non poi così tanti se quello che facciamo ci sopravvive.

La strada verso Avenue du Grand Nord costeggia tanti capolavori così ispirati e geniali da lasciare storditi in contemplazione. Fiat 8V Vignale, Abarth Allemano, Bentley S2 Cabriolet, Mercedes A320 le più belle espressioni e declinazioni del motorismo storico sono lì in perfetta armonia, perché nobiltà e snobismo sono concetti antitetici e la Panda bianca lo dimostra. Con lei inizia l’auto moderna, segna una svolta cruciale, piaccia o non piaccia. Ormai ci siamo, in fondo a sinistra e poi ancora a sinistra lo stand è il secondo sulla destra. Il V8 brontola, sembra che si lamenti del passo non proprio sagace a cui la costringo. Le altre sono già lì, manchiamo solo noi. L’immagine della Fidia si riflette sulle Isotta Fraschini Monterosa, la F40, la M1 da competizione. Fa un certo effetto vedere una concentrazione così inconsueta. Niente che strida, solo il meglio e il meglio magicamente ha dentro di sè tutto. Non manca nulla, l’emozione è così forte, mi sento circondato da quelle sensazioni di quando da bambino andavo nel mio negozio in centro e vedevo le Bburago 1:18 luccicare nello loro scatole. L’emozione è la stessa, gli oggetti solo un po’ più grandi. Salutiamo anche la Tesla roadster, un po’ troppo elettrica per noi, e affianco la nuovissima ISORIVOLTA Vision. Sono abituato a guidarla in Gran Turismo e vederla dal vivo è un esperienza eccitante. Guarda caso c’è un posto tra lei e la sua progenitrice Grifo “…quasi quasi parcheggio li”, penso tra me e me! Ovviamente non è un caso che la Fidia preceda la Vision nell’immaginaria sequenza cronologica capeggiata dall’Isetta.

Con l’Isetta comincia l’avventura di Renzo Rivolta nelle quattro ruote, ogni modello concepito a Bresso è simbolo indiscusso di ricerca stilistica, accuratezza, slancio innovativo il tutto condito con l’ orgoglio di chi può dire di aver prodotto vero valore. Vederle tutte e cinque insieme fa un certo effetto, manca la Lele ma lo spazio non consentiva farla partecipare al ballo, idealmente era lì, con i suoi occhi sornioni a godersi lo spettacolo. Sarà per la prossima volta.
Parcheggiata la Fidia, un’ ultima lucidata alla maniglia per consegnarla finalmente al suo palcoscenico e vado subito alla collectors’ dinner al piano di sopra dove alcuni tra i più importanti top collectors di tutto il mondo stanno chiacchierando sotto lo sguardo attento di una Ferrari GTO, 250 LM, California Spider, Bugatti Chiron, AM DB4 Zagato, etc

È un occasione per rivedere qualche amico, per vedere personaggi noti del motorismo storico d’eccellenza, per stringere la mano ad alcuni di quei personaggi illuminati che quando si parla di restauro la prima cosa che ti chiedono è “ ma ne ha veramente bisogno?”. Già, touch it and the bloom is gone.


Grand Basel non è l’ennesima manifestazione di automobili classiche, è un tributo d’onore alla storia dell’automobile e a tutti coloro che a quei sogni a quattro ruote hanno dedicato la propria vita. L’automobile è al centro, i frame espositivi la elevano, ne sottolineano la autentica nobiltà; chi guarda all’improvviso vede, si perde nelle linee, nei dettagli, in quei particolari che sanno così tanto di sapere e cultura. Prima di essere opere d’arte sono beni culturali e come tali meritano quelle forme di tutela utili non solo a favorirne la conservazione ma a diffonderne il bagaglio culturale. Il grande merito di Gran Basel è questo, aver finalmente messo al centro della scena non la macchina da vendere o comprare ma l’automobile, per godersela in uno stato di grazia che spezza ogni barriera. È la portata universale della cultura.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!