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Autoemotodepoca 2015: canto del cigno?

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Che #Autoemotodepoca 2015 sarebbe stata un’edizione da annali per la fieristica del motorismo d’epoca era facile da immaginare, così si è infatti confermata e forse anche superata.

Quella del 2015 è stata la l’edizione macina-record di sempre, sia per numero di visitatori, per espositori, per il numero di veicoli. La qualità delle macchine esposte quest’anno è da antologia, non ho memoria di un’altra edizione altrettanto ricca.

Le case costruttrici erano presenti con tutta la loro potenza di fuoco, i club esponevano le loro auto migliori, l’Asi mostrava una Miura a ricordare la recente e mirabile operazione di acquisizione della collezione Bertone. Un’Asi da plauso che in questo caso ha fatto l’interesse di tutti gli appassionati, iscritti e non iscritti, e rimaniamo in attesa di sapere le modalità con cui renderà fruibile la collezione.

Questa edizione, sull’onda della grande aspettativa generata dall’edizione 2014, ha visto proprietari e rivenditori di Ferrari e Porsche passare alla cassa per tentare di monetizzare il loro investimento dopo anni di continui rialzi che hanno interessato non solo i modelli cult degli anni ’60 ma anche le (ben più) modeste aspirate e turbo degli anni 80 e 90. Si potevano così scorgere decine di rosse allineate alla stregua di un “drive-thru” di lusso stile Mac Donald. Idem si dica per le Porsche 930, 964 e 996 con l’unica eccezione per la regale 993 in ogni sua forma e la ipertrofica 964 Turbo. I padiglioni si susseguono come le favolose corsie dei negozi di giocattoli di quando eravamo bambini, ma i contenuti non cambiano. C’è di tutto e tutto è splendido, il gioco del “cosa vorrei” è il più gettonato. Il Padiglione 11 si conferma il più riuscito, vi si trova la summa della Fiera, verrebbe da dire “visita l’11 e va via”. Assembramenti di Maserati Mistral Spider come che non ci fosse un domani, allineamenti di Pantere De Tomaso in condizioni impeccabili e così Cisitalia, Mercedes, Daytona, Espada, 330 GT di tutte le serie, 911 a flotte e via seguendo.

I restauri, molto spesso, sono risultati un po’ eccessivi. La smania della perfezione a tutti i costi dilaga, superando di gran lunga la qualità e l’aspetto del “nuovo di fabbrica”. Non tutti forse comprendono, o forse nemmeno conoscono, quello che Pietro Frua era solito ripetere quando vedeva alcuni restauri realizzati sulle sue macchine: “nemmeno quando uscivano di qua erano cosi belle”. Il restauro, lo si va ripetendo oramai da qualche tempo, ha il proprio limite nelle condizioni “as new”. Superare quel limite, pretendere pannellature lisce e riflettenti come specchi, cromature “flawless”, trasparenze fino ad oggi sconosciute, è evidente sintomo di una macchina che non esisteva e conseguentemente non può essere autentica limitandosi per questo ad essere una copia della musa a cui si ispira pur avendone la carta di identità, pardon, il numero di telaio.

Il restauro perfetto è quello che riesce a restituirci la macchina come uscita di fabbrica, con tutti i pregi e i difetti salvo l’ovvio ed irrinunciabile miglioramento intrinseco ascrivibile ai nuovi materiali. Optimum evidentemente, ma assai raro forse più degli stessi modelli in cui si può trovare, è la condizione di automobile conservata, che mostra i segni del tempo ma in una condizione di originalità che non nasconde gli anni ma premia la cura e la dedizione dei proprietari nella preservazione e nella continua manutenzione. Queste sono le vere auto d’epoca per cui pagare conti salati.

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Ad Autoemotodepoca 2015 i prezzi poi meritano poi una riflessione a parte. Questa è stata l’edizione della libera estrosità dela creatività. I prezzi in alcuni casi, rispondevano a logiche oscure, sfuggenti, probabilmente solo ridicole. Capitava così di vedere una 964 C2 (che sembrava un 2T tanto fumava) offerta per 50.000 euro, una Dino 308 GT4 a 140.000 euro, una LM 002 dagli interni licenziosi per 240.000 euro, una Urraco P250 ma con telaio P300 (chapeau) per 185.000 euro, una Indy da rifare oltre i 100.000 euro etc, Mercedes 280 SL Pagoda (di provenienza americana) per 140.000 euro. Insomma prezzi da mercato dopato che però, a giudicare dalle auto vendute, sembra al contrario in fase di ripensamento critico su ciò che ha veramente valore.

Il pubblico “acquirente” è sempre più informato, sempre più esigente. Normalmente va in Fiera con l’idea precisa di cosa sta cercando e non si lascia certo distogliere o lusingare da restauri imprecisi o da venditori troppo smaliziati. Non manca poi il popolo del “ce l’ho avuta anch’io”, in giro per gli stand si sentono tantissimi dai 20 ai 90 anni a dilungarsi sui pregi e i difetti delle macchine che dichiarano tutti di aver avuto e guidato, alcuni ignorando persino dove è stampigliato il numero di telaio che per l’appassionato vero rappresenta un angolo quasi di culto.

Autoemotodepoca 2015 è stata una kermesse impressionante e ricchissima, ma che genera meno aspettative per il 2016. Rimane però un punto interrogativo, capire se il mercato sarà capace di assorbire l’enorme offerta di quest’anno o al contrario questo si tradurrà in un’inevitabile aggiustamento dei prezzi che premi l’effettiva qualità e ampli la forbice tra quei modelli che rimarranno “al palo” e quelli invece che “cresceranno” ancora. Specialmente i piccoli costruttori e le produzioni di nicchia che certamente avranno un palcoscenico luminoso.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!