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Monte Carlo Automobile: passione supercar! – Terza parte

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Dopo la prima e la seconda parte, il terzo capitolo della storia dell’affascinante casa costruttrice monegasca si apre nel 2013 a giusto 30 anni dalla data della sua fondazione. Proprio il 2013 è un anno importantissimo per il Presidente Fulvio Maria Ballabio e per tutto il suo entourage. Come da consuetudine negli anni passati in occasione di traguardi importanti, anche nel 2013 per commemorare i primi 30 anni di vita del nobile marchio automobilistico Monegasco vengono lanciate ben due nuove supercar. La prima automobile ad alte prestazioni è una ulteriore evoluzione dell’iconica ALA50: la Carlo Chiti Monza Coda Lunga.

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Il lungo nome è presto spiegato: l’ingegner Carlo Chiti per venti anni fu un fedele collaboratore della casa Monegasca; Monza perché è proprio sul famoso circuito italiano che la nuova supercar fece il suo debutto in occasione di un altro evento importante e cioè i 50 anni dell’Autodelta, reparto sportivo dell’Alfa Romeo creato proprio dall’Ingegner Carlo Chiti nel 1963, che furono festeggiati proprio con una bella kermesse sul circuito brianzolo; Coda Lunga perché per esigenze aerodinamiche la coda della vettura era particolarmente lunga e profilata.

La nuova supercar era sempre dotata del glorioso motore Alfa Romeo V6 3.0 da 300 cv di potenza massima e caratterizzato dalla possibilità di essere alimentato con metano tramite un sistema di alimentazione bi-fuel studiato sempre dalla BRC, azienda italiana specializzata in impianti per carburanti alternativi. La Monte Carlo “Carlo Chiti Monza Coda Lunga” continuò con efficacia la sperimentazione sui carburanti alternativi già iniziata anni addietro e portata anche al successo nelle competizioni FIA riservate alle energie alternative.

Ma come detto, le supercar presentate per onorare i 30 anni di attività della Monte Carlo Automobile furono due: oltre la “Coda Lunga”, nel 2013 vide la luce l’innovativa “Rascasse” che raccolse in eredità tutto il know-how in materia di energie alternative. La Rascasse prese il nome preso direttamente dalla specie di pesci che vive nelle limpide acque che bagnano il Principato di Monaco, ma anche dall’omonimo e famoso locale di Monaco e che a sua volta da il nome alla caratteristica e penultima curva posta poco prima del traguardo del circuito salotto della Formula 1.

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La Rascasse fu un esempio di innovazione ma nel rispetto della tradizione. Le linee della nuova nata si discostarono enormemente da quelle della ALA50 e delle sue successive versioni: il corpo vettura era più compatto ed affusolato seppur mantenendo numerosi sfoghi e prese d’aria che avevano caratterizzato le precedenti ALA50 ed ora presenti sempre in grossa quantità su tutta la nuova carrozzeria della Rascasse. Carrozzeria che, ricevette una fisionomia completamente diversa da quelle cui ci aveva ormai abituato Ballabio, ma che al pari delle precedenti supercar Monegasche emanava sportività da tutti i pori senza però rinunciare ad un pizzico di eleganza in più.

Proprio a differenza delle versioni più racing della ALA50, la Rascasse si distinse soprattutto per le finiture interne estremamente eleganti: la nuova supercar sembrò fin da subito quasi un “motoscafo da strada” con il suo abitacolo che sembrava più quello di un lussuoso yacht che quello di una supercar! Entrando infatti nell’abitacolo della nuova Rascasse si respirava più aria di mare che di asfalto come se si fosse su uno yacht piuttosto che su una vettura ad alte prestazioni! Colori e materiali utilizzati presi pari pari dal mondo del mare crearono un abitacolo originale ed estremamente elegante in cui pregiati intarsi di legno, morbida pelle artigianale e abbondanti finiture in cromo la facevano da padrone dando vita ad un ambiente unico non riscontrabile in nessun’altra supercar.

La Rascasse fu un perfetto mix di tradizioni ed innovazioni anche per quanto riguardava le soluzioni tecniche perchè sviluppò ulteriormente il discorso iniziato con la ALA50 a favore delle energie alternative. Innanzitutto a livello motoristico la scelta cadde su un V12 5.4 da 326 cv di origine Bmw che era lo stesso che equipaggiava la Rolls Royce Silver Seraph. Naturalmente, come già successe per i precedenti modelli firmati MCA, anche il V12 di provenienza Bmw fu elaborato tramite due compressori volumetrici che portarono la potenza a ben 550 cv da scaricare sulle sole ruote posteriori. Fin qui la normalità, poi la sfida di Ballabio di creare una supercar innovativa e sempre più in linea con la politica ambientalista del Principato di Monaco. E così sulla Rascasse, proseguendo gli studi fatti assieme alla BRC in tema di energie alternative e già sperimentati sulle varie evoluzioni della ALA50, fu proposto un sistema di alimentazione bi fuel a benzina–bioetanolo e Gpl, ma non solo: difatti l’alimentazione fu arricchita anche ad idrogeno per elettrolisi, un sistema creato in collaborazione con la 4 Gas, azienda di Pistoia.

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Ma non finì qui: Ballabio, assieme agli ingegneri della BAR Engineering, andò oltre un sistema di alimentazione bi-fuel arricchito dalla presenza di idrogeno, sperimentando per la prima volta un sistema ibrido garantito dalla presenza anche di due motori elettrici. Difatti la Rascasse fu dotata di ben due motori elettrici posizionati sull’asse anteriore e alimentati da batterie al litio in grado di dare un surplus di potenza di circa 95 cv scaricabili direttamente sulle ruote anteriori. La Rascasse dunque proprio grazie ai due motori elettrici in grado di dare potenza alle ruote anteriori, divenne la prima supercar stradale della casa monegasca ad essere dotata di una tecnologia a quattro ruote motrici, non permanenti, ma che interveniva solo nel momento in cui effettivamente serviva. Inoltre, in ossequio alla volontà di dare una caratterizzazione sempre più “verde” alla propria supercar, sulla Rascasse fu prevista anche una modalità di trazione completamente elettrica da utilizzare sulle strade cittadine.

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L’innovativo progetto della Rascasse fu completato dalla realizzazione di telaio e carrozzeria in materiali compositi, carbonio e kevlar, giusti materiali per assicurare leggerezza e rigidità alla vettura Monegasca. Così configurata la Rascasse fece segnare sull’ago della bilancia un peso di soli 1.150 kg che grazie alla potenza garantita dal motore V12 e da quello elettrico all’anteriore permise alla supercar di spuntare un ottimo rapporto peso/potenza e di fregiarsi di una velocità massima autolimitata a ben 300 km/h e di un’accelerazione da  0 a 100 km/h in soli 4,6 secondi! Con la Rascasse finisce la terza parte della storia della Monte Carlo Automobile: appuntamento tra qualche settimana per la quarta ed ultima parte della storia della casa costruttrice Monegasca per conoscere le ultime novità nel suo quarto decennio di vita!

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Sono nato ad Isernia nel 1979 e mi sono laureato in Scienze Politiche nel 2004. Fin da piccolo appassionatissimo di automobili, ho sempre lavorato nel settore automotive. Amo le auto classiche: quelle che mi fanno battere il cuore e sgranare gli occhi al primo sguardo, quelle che mi emozionano al solo metterle in moto, quelle che mi coinvolgono nella guida perchè hanno anime lontane anni luce da quelle super tecnologiche di oggi. Sono un inguaribile romantico cui piace guardare e guidare belle auto sulla scia di una calda emozione di sentimenti e non sulla base di freddi numeri prestazionali. Dimenticavo: sono qui perchè mi piace scrivere di auto classiche e raccontare eventi in cui si respirano ancora tradizioni e passioni che vivranno per sempre. Auto avute: Fiat Panda 750 Young '88, Fiat Punto '01 e '02, Lancia Y '09 Auto attuali: Alfa Romeo GT '05, Mazda MX-5 '97, Jaguar XJ8 '98