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Monte Carlo Automobile: passione supercar! – Seconda parte

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Dopo la prima parte della storia della Monte Carlo Automobile sui primi dieci anni di vita della casa costruttrice monegasca arriviamo agli anni ’90: anni che ben presto si rivelarono difficili per le supercar a causa di generali e sfavorevoli congiunture economiche. Al pari di altri piccoli costruttori di vetture sportive (ad esempio Lotus, Lamborghini, Bugatti) anche la Montecarlo Automobile dovette correre ai ripari per evitare di cadere in crisi. Fu così che Ballabio si mise alla ricerca di un partner per affrontare una crisi generale che già stava mietendo vittime eccellenti: non dopo mille difficoltà Ballabio riuscì a trovare un accordo con i francesi dell’Aixam Group, costruttori di microcar, e nello specifico con Mega, divisione sportiva del gruppo francese. I responsabili della Mega dapprima rilevarono il marchio e successivamente continuarono a sviluppare la Centenaire che a distanza di quasi cinque anni dal lancio era ancora una supercar decisamente prestazionale.

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Nel 1996 la svolta: al Salone di Ginevra nel padiglione Aixam-Mega fu presentata la Mega Monte Carlo, diretta discendente della gloriosa Centenaire. Il disegno della nuova generazione di supercar monegasche fu demandato alla Sera CD, un’azienda specializzata in ingegneria del veicolo e nella progettazione al computer. Il risultato che ne scaturì fu sotto gli occhi di tutti: una supercar molto bella esteticamente, con un design più aerodinamico della Centenaire, ma sempre nel segno della tradizione. Tradizione che infatti continuava sotto il profilo tecnico: la nuova Monte Carlo non abbandonò l’ancora validissimo telaio a monoscocca chiusa in fibra di carbonio ideato per la Centenaire. Inoltre anche sotto il profilo motoristico la nuova nata al pari della sua progenitrice fu dotata di un motore V12, ma questa volta di origine Mercedes: con una cilindrata di 6.0 cc e con una potenza di 395 cv, le prestazioni della Mega Monte Carlo potevano essere riassunte con una velocità massima di circa 300 km/h ed un’accelerazione 0-100 km/h in soli 4,4 secondi.

Seppur la nuova supercar monegasca nacque sotto buoni auspici, purtroppo non incontrò il successo sperato anche a causa del difficile momento economico attraversato dal mondo delle supercar. Il risultato fu che il programma di sviluppo venne ben presto abbandonato tanto che nel 1999, a soli tre anni dalla presentazione, la produzione della Mega Monte Carlo cessò definitivamente. Seguirono anni difficili per la Monte Carlo Automobile fino a quando nel 2005 Fulvio Maria Ballabio riprese in mano le redini della società da lui stesso fondata. L’obiettivo di Ballabio fu quello di ridare una nuova supercar alla casa costruttrice del Principato di Monaco in procinto nel 2008 di festeggiare i primi 25 anni di attività. Fu così che dopo anni di studio, progettazione e prove dinamiche, Ballabio presentò nel 2008 la nuova erede della Centenaire e della Mega Monte Carlo: il prototipo da corsa denominato ALA50.

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Il perché di questo nome è presto detto: oltre ai già citati 25 anni della Monte Carlo Automobile nel mondo dei costruttori di supercar, nel 2008 ricorrevano anche i 50 anni del Principe Alberto II di Monaco e per questo Ballabio volle chiamare semplicemente ALA50 la sua nuova creatura in cui il nome altro non era che l’acronimo di Albert Anniversaire 50. Ma il nome ALA50 fu scelto anche per alcune soluzioni aerodinamiche molto avanzate: un gran numero di appendici alari disseminate in tutto il corpo vettura (perfino all’interno delle fiancate) avevano il compito di aumentare l’effetto suolo. Per questo motivo l’intera silhouette dell’ALA50 era estremamente affusolata e addirittura i passaruota delle ruote posteriori erano completamente carenati. Oltre ad una aerodinamica molto avanzata, l’ALA50 poteva contare su un corpo vettura completamente in carbonio ed un motore V8 da 4.5 litri e ben 650 cv di potenza. Con queste caratteristiche era facile intuire le prestazioni di cui era capace l’ALA50: velocità massima di 350 km/h e uno scatto da 0 a 100 km/h in soli 3,7 secondi. Il prototipo da corsa dell’ALA50 che fu presentato nel 2008, aveva l’intento di prendere parte prima alla 24 Ore di Le Mans e di essere successivamente prodotto anche in versione stradale esclusivamente su ordinazione.

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La nuova ALA50 fu una pietra miliare nello sviluppo delle supercar monegasche e rappresentò una svolta epocale nelle intenzioni di Ballabio che abbracciò la causa del rispetto dell’ambiente, tema molto sentito nel Principato di Monaco e dal suo Principe regnante Alberto II di Monaco che mirava sempre di più ad incentivare l’utilizzo delle energie alternative. Fu così che nel 2010 sulla base dell’ALA50 venne alla luce la “Quadrifuel”, vettura da corsa che se dal punto di vista stilistico richiamava per buona parte la sua progenitrice, dal punto di vista tecnico ne ampliava i contenuti, soprattutto a livello motoristico.

Difatti la Quadrifuel, come si intuisce facilmente dal nome, prevedeva un motore Alfa Romeo V6 da 300 cv collegato ad un sistema di alimentazione con addirittura quattro tipi diversi di carburante (benzina, bioetanolo, gpl e metano) e quattro diversi serbatoi che erano collegati tra loro tramite centraline elettroniche che ne cambiavano il funzionamento ed il combustibile direttamente a bordo. Di fatto la Quadrifuel diede un forte impulso allo sviluppo delle energie alternative rappresentando il top in fatto di tecnologie per quanto concerneva lo sfruttamento di energie alternative ed ecosostenibili.

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Tuttavia, la ALA50 con alimentazione “quadrifuel” non ebbe alcun seguito nella produzione di serie. Sempre nel 2010, invece, in occasione dei 100 anni dell’Alfa Romeo ed in omaggio all’ingegner Carlo Chiti, per venti anni fedele collaboratore della Montecarlo Automobile, fu lanciata la ALA50 omologata per l’utilizzo stradale. La versione da strada fu dotata di un classico motore termico “W12” di origine Bentley da circa 700 cv di potenza che, grazie agli studi effettuati in precedenza con la Quadrifuel, venne alimentato anche a GPL, tramite un accordo con la BRC di Cherasco, società leader nella costruzione di sistemi di alimentazione alternativi.

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Non solo l’ALA50 mise a frutto gli studi legati all’ecosostenibilità, ma si spinse oltre: fu difatti dotata di un dispositivo elettrico con batterie al litio sull’asse anteriore in grado di erogare ulteriori 90 cv. Le avanzate tecnologie consentirono alla ALA50 Hybrid di toccare una velocità massima di 350 km/h!

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Poiché la ALA50 nacque inizialmente come vettura da competizione, la Montecarlo Automobile e la BRC unirono le loro forze e diedero vita alla ALA50 Competizione, vettura che prese parte al campionato internazionale Fia Gt delle energie alternative. La nuova vettura destinata all’utilizzo su pista fu chiamata semplicemente Montecarlo/BRC: ben presto si rivelò la più potente GT grazie ad un propulsore di origine Audi da ben 550cv alimentato anche a GPL. Proprio nella sue veste più sportiva e dall’animo verde, la Montecarlo/BRC da competizione si prese molte soddisfazioni sportive gareggiando e talvolta battendo mostri sacri dell’automobilismo mondiale quali Ferrari, Aston Martin, Porsche, Corvette e Lamborghini.

La Montecarlo/BRC dimostrò che i carburanti alternativi non dovevano essere solamente destinati alle utilitarie a basso costo da città, ma potevano essere sfruttati anche nelle competizioni per ottenere vetture potenti ma decisamente meno inquinanti. Con la ALA50 e le sue varie declinazioni da pista e da strada e la ricerca nel campo delle energie alternative si chiude la seconda parte della storia della Monte Carlo Automobile: appuntamento prossimamente alla terza ed ultima parte sulla storia dei primi trenta anni della storica casa costruttrice del Principato di Monaco.

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Sono nato ad Isernia nel 1979 e mi sono laureato in Scienze Politiche nel 2004. Fin da piccolo appassionatissimo di automobili, ho sempre lavorato nel settore automotive. Amo le auto classiche: quelle che mi fanno battere il cuore e sgranare gli occhi al primo sguardo, quelle che mi emozionano al solo metterle in moto, quelle che mi coinvolgono nella guida perchè hanno anime lontane anni luce da quelle super tecnologiche di oggi. Sono un inguaribile romantico cui piace guardare e guidare belle auto sulla scia di una calda emozione di sentimenti e non sulla base di freddi numeri prestazionali. Dimenticavo: sono qui perchè mi piace scrivere di auto classiche e raccontare eventi in cui si respirano ancora tradizioni e passioni che vivranno per sempre. Auto avute: Fiat Panda 750 Young '88, Fiat Punto '01 e '02, Lancia Y '09 Auto attuali: Alfa Romeo GT '05, Mazda MX-5 '97, Jaguar XJ8 '98