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Terroir e tradizione: Contemaso, l’Iso Rivolta del vino

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Di bellezza l’Italia ne è piena e la Toscana, culla della migliore tradizione, ne è l’esempio immediato

Percorsa una strada tortuosa difesa da tanti svettanti cipressi, con l’orizzonte che spazia talvolta fino all’infinito del mare, talvolta fino a Montalcino, Montepulciano, Siena, Castiglion d’Orcia – come fossero perle di una immaginaria collana meravigliosa- ci si addentra in un bosco che ripido scende verso un ruscello.

Gli occhi abbagliati dal sole invernale del mattino faticano ad abituarsi alla penombra di castagni e abeti secolari abitati oltre che dalla fauna dei luoghi anche dalle fate di una personalissima fiaba che man mano che ci si abitua alla nuova luce riesco a percepire. Improvvisamente, un muro alto abbracciato ad uno sperone di roccia irrompe quasi dal nulla alleggerito da un arco da cui si vede un borgo e una chiesa di tradizione romanica. Qua e là alcuni placidi comignoli sospesi tra fantasia e realtà, un sentiero, un ponticiattolo a schiena d’asino. Il rombo della Iso riecheggia. La luce forte e potente del Sole invita a proseguire, a raggiungerla al di là di un cancello nerboruto che avrà visto chissà quanti visitatori. Al di là, la favola si fa realtà, si sostanzia in tradizione e storia, diventa viva come l’accoglienza del sorriso di Alessandro e della sua famiglia.

Alessandro Tognozzi Moreni è un amico di vecchia data di Vitadistile  e siamo tornati a trovarlo per capire cosa c’è dietro il Contemaso: la storia, la tradizione, le persone di una casata che alla Storia ha dato Papi, Cardinali e Condottieri. La tenuta in Val D’Orcia rappresenta bene l’ideale di tradizione. Il Palazzo voluto nel suo assetto attuale dal Cardinal Cervini che ne affida la sistemazione al Sangallo il Vecchio, tradisce la tipica struttura a fortezza, solida, immobile, maestosa e imponente: un baluardo, un faro che illumina la vallata della Storia e che ne diventa monito ed esempio per il futuro. La Famiglia materna di Alessandro è legata inscindibilmente a questo luogo che ha sempre fatto da sfondo alle vicende di famigliari. Antenati che qui hanno vissuto, amministrato, costruito e reso possibile quello che oggi è il background culturale di Alessandro e della sua famiglia: rispetto e valorizzazione del territorio e delle sue tradizioni come ingredienti irrinunciabili per creare il futuro.

Alessandro ci mostra le cantine del Palazzo, galleria buia di ricordi e attrezzi per la campagna, dove insieme a barrique e fossili calcarei si trovano aratri ed erpici di un tempo indefinibile ma che hanno contribuito a creare e saldare il presente. La vigna è una sintesi della cultura famigliare.

Il radicamento sul territorio, come le fondazioni del Palazzo, ha portato ad impiantare su una porzione assolata ed esposta a sud-sud/ovest 2,5 ha di uve Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, vitigni non scelti perché imposti da opportunità commerciali bensì perché quei vitigni riescono a compiere la magia di raccogliere, tradurre ed esprimere compiutamente questo terroir nel bicchiere. Degustare le annate del Contemaso nelle sale del Sangallo, con le persone che oggi custodiscono e incarnano le tradizioni famigliari e che da queste muovono per costruire il futuro dell’azienda, consente di apprezzare al meglio le straordinarie declinazioni di questo prodotto culturale. La verticale 2009-2012 offre innumerevoli spunti di riflessione, le confetture di frutti rossi distintamente avvertibili nel 2009 sono mitigate da sentori scuri di roccia e grafite nel 2010 per essere residuali nel 2011 a favore di una mineralità ferrosa e sanguigna.

Al pari si muovono i riconoscimenti di agrumi e arancia rossa, più netti ed evidenti nel 2011 arricchiti da sentori di terra, cuoio e tabacco dolce, il tutto allietato da pepe nero, bosso e foglie di mirto. Le diverse declinazioni territoriali nelle annate esaminate esprimono la fedeltà con cui si fa il vino, la purezza e la precisione metodologica con cui Alessandro e l’enologo Pablo Harri creano il Contemaso. Ogni decisione è presa per la qualità e la longevità del vino.

Il Contemaso è quindi la quintessenza di vitigno, terroir e tradizione famigliare, “continuum ininterrotto di piccole innovazioni” . Un vino come questo non potrebbe nascere altrove, è la perfetta sintesi di un equilibrio. Philippine Mouton-Rotschild suole indicare proprio nel gap culturale la distanza incolmabile tra i propri vini ed i migliori d’Oltreatlantico. Un buon vino non è solo una bevanda, è un ambasciatore dell’alveo culturale ed imprenditoriale da cui nasce. Anche le automobili, quelle che davvero nascono per scolpire la Storia, sono fatte di tecnologia, terroir e tradizione.

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Non semplici “t” ma elementi consustanziali per il successo duraturo. La Iso Rivolta nasce per volere del Commendator Renzo Rivolta, nobiluomo di grande intraprendenza con l’obiettivo di creare automobili non solo bellissime, da sogno ma anche talmente solide e affidabili da essere compagne di lunghi viaggi. L’automobile Iso riassume la migliore tradizione motoristica, assomma l’eccellenza della componentistica presente sul mercato, il telaio, la spina dorsale, è un capolavoro di indiscutibile pregio tecnico ed il motore combina le prestazioni da musclecar con la proverbiale affidabilità.

Tradizione non è la immobile preservazione del noto, bensì -come diceva Le Corbusier- “continuum ininterrotto di piccole innovazioni”.Il Commendator Rivolta ebbe la sensibilità di pensare ad un prodotto così, perché i principi alla base della produzione delle “sue” vetture erano gli stessi che ne orientarono la formazione. La guida è poderosa, silenziosa e sicura. L’erogazione non è mai violenta ma generosa e progressiva. Il rumore, la velocità come fine assoluto, l’effimero come valore aggiunto non appartenevano al substrato culturale, alle radici, di questo nobiluomo che nella Milano del dopoguerra riesce a fondare un’ impresa tra quelle che maggiormente ha impresso nella memoria non solo delle persone ma anche dei luoghi un ideale semplice, fatto di ricerca dell’optimum, dell’eccellenza vera, non urlata ma nascosta in ogni dettaglio. Nel silenzio della guida si è portati a ringraziare chi non ha ceduto alle lusinghe della fretta ma ha fermamente creduto che il cliente meritasse la miglior espressione del territorio, della tecnologia e della cultura personale, esempi simbiotici che qui apprezziamo sia al volante sia nel bicchiere.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!