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Aurelia B20 – fece correre l’eccellenza italiana nel mondo

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Fin dalla sua nascita, a ridosso del boom economico, si capiva che sarebbe stata destinata a grandi cose, guardandola non potevi che rimanere stupito dall’eleganza dei suoi tratti, capaci di provocare fascino e voglia, tanta, di possederla. Una vita costellata di successi e perennemente sotto i riflettori, amata da personaggi dello spettacolo e dell’alta società, tra i suoi compagni anche Gary Cooper e il Principe Ranieri di Monaco.

Ma la storia che vogliamo raccontarvi non parla di una Lei che scelse di sedersi e godersi il successo, protagonista di un destino che le sembrava caduto addosso quasi senza motivo, o per un merito innato direbbero alcuni. Lei, invece scelse di distinguersi, di meritarsi le attenzioni dei giornalisti e della gente, diventando un simbolo della rinascita italiana, e per farlo scelse le persone di portare alto il nome dell’industria italiana, di quell’industria sana fatta di persone appassionate e competenti.

Questa Lei, protagonista di questo racconto, è forse l’automobile più rappresentativa per l’Italia che sia mai stata prodotta: la Lancia Aurelia B20.

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Nata nei primissimi anni cinquanta, visse di corsa, entrò subito in pista, girò il mondo per partecipare alle competizioni. Dalla Mille Miglia a Le Mans, dalla Targa Florio alle Dolomiti per la Coppa d’Oro, da Montecarlo al Sud-America con la Carrera Panamericana. Riusciva a conciliare il carattere di auto elegante e mai eccessiva, parcheggiata fuori dai locali del Jet Set, con la sua inarrestabile passione per le sfide.

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Proprio con la Carrera Panamericana, arriva il grande connubio con l’azienda italiana all’epoca numero uno al mondo, la Olivetti. Veder correre un’auto di quel calibro con la livrea Olivetti, per un italiano era una joint venture altamente simbolica, un fenomeno trasversale che portava alto il nome dell’italianità all’estero.

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Olivetti che riuscì partendo da un’intuizione a concretizzare un sogno che sembrava irraggiungibile, portò la sua azienda al primo posto nel mondo nel settore delle macchine da scrivere e dei calcolatori elettronici, ingegneria di altissimo livello che si univa al design industriale italiano in un connubio apprezzato anche dal Moma di New York.

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Le immagini possono descrivere solo in parte l’emozione che suscitava il rombo del 6 cilindri, che sfrecciava passando con disinvoltura dal pavè dei centri storici alle strade bianche rincorrendo la bandiera a scacchi. Per certo possiamo dire che la sua storia e i suoi successi ci portano a credere che l’Aurelia B20 sia una delle auto più importanti del motorismo mondiale.

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Così inauguriamo la categoria dedicata alle auto che hanno fatto la storia, che la faranno, o che semplicemente ci fanno sognare!

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Classe 1988, nato a Piacenza, golfista in erba. Formazione classica con tesina di maturità su Gianni Agnelli e laurea in giurisprudenza. La passione per l’antiquariato è di famiglia, passando per le macchine fotografiche anni ’50 – ’70, arrivo al motorismo d’epoca. Ho partecipato di recente alla 13 Chilometri Bobbio-Penice, gara di regolarità nella quale, sprovvisto di cronometro, tenevo il tempo con un automatico anni sessanta. Piazzamento dignitoso, giuria incredula!

1 Comment

  1. Avatar

    bottini giuseppe

    23 Novembre, 2013 at 23:58

    molto interessante. complimenti. a presto bottini g.