High Fidelity

Portento Audio: intervista esclusiva a Pier Paolo Prospero

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Ho conosciuto Pier Paolo Prospero anni fa, prima di progettare VitadiStile. Abbiamo condiviso una trasferta verso un incontro tra audiofili a casa di un amico del T-forum (di cui parleremo nelle prossime puntate di questa rubrica). Incontro gradevole non solo per il tema, ma anche per la location: sulla costa est del Lago di Garda. Sui km della Serenissima A4 abbiamo auto modo di approfondire la conoscenza virtuale, scoprendo reciproche passioni. In quell’occasione ho meglio inquadrato l’avventura che proprio in quel periodo stava iniziando a concretizzarsi, ora divenuta Portento Audio.

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Sul forum era già un punto di riferimento per le “necessità cavistiche” di tutti i frequentatori, io stesso, qualche settimana dopo, decisi di sostituire il mio coassiale G&BL con una delle sue prime creature (tutt’ora ben saldo tra il mio umile Sinto Marantz del 2005 ed il lettore Denon del 1992). Proprio per questa sua autorevolezza, ho subito pensato a lui quando si è deciso di aprire la rubrica dedicata all’Alta Fedeltà (idea che caldeggiavo da tempo per la vicinanza allo spirito di VitadiStile).

Il motivo per cui, invece, ho scelto come settore di apertura quello dei cavi è per la loro fama nel mondo audiofilo: dai meno esperti sottovalutati, da alcuni mitizzati. A cavallo tra leggenda e realtà, in molti forum diventato argomento tabù perchè foriero di flame da denuncia. Indimenticabili le spiegazioni a giustificazione dei prezzi stellari di alcuni cavi. Materiali tanto esotici quanto esoterici, tanto che un esempio potrebbe essere costituito da un manufatto  con involucro esterno in pelle di Corridore di Santa Lucia per una migliore schermatura organica, budello originale di Api come intercapedine per l’ottimale coibentazione delle escursioni termiche, vello d’oro a costituire filamenti e banane per l’eccellente conduzione; il tutto bagnato in Chateau Margaux del 1787 nella notte del solstizio d’estate di un anno bisestile (aiuta il nero infra-strumentale).

Se vi ha fatto ridere, vi faranno meno ridere i prezzi di alcuni cavi High-End: proprio il fattore costo è spesso una scriminante che impedisce di costruirsi una propria opinione personale. Su questo, però, lascio la parola al nostro ospite.

FF: Partiamo dalla motivazione, perchè cominciare a creare cavi anzichè banalmente comprarli, tu quando hai iniziato?

PPP: Ho iniziato circa 5 anni fa: siccome sono anche un musicista, il proprietario del locale dove suonavo spesso mi chiese se potevo assemblargli una decina di cavi per il set live. Visto che sapevo saldare (a 16 anni lavorai un mese estivo in una ditta elettronica) non mi sono tirato indietro. Da lì ho poi scoperto il cavo Mogami: all’epoca in Italia non lo si trovava su internet ed ho iniziato a fare cavi per chitarra. Nel frattempo ripresi una delle mie prime passioni, ovvero l’alta fedeltà (da ragazzo tutti si aveva “lo stereo”) complici le letture su TNT-Audio, vero ispiratore, ho iniziato a giuocare con il fine tuning e quindi ho provato ad usare il cavo pro per l’hifi. Il resto più o meno lo conosci.

FF: In merito al cavo mogami, potresti spiegare in modo semplice cos’è? e cosa lo distingue dagli altri?

PPP: Giusto per precisare, il Mogami ora non fa parte della produzione Portento Audio anche se continuo ad assemblarlo e venderlo. Posso dirti però che il Mogami mi ha ispirato come filosofia: si può avere un buon cavo ad un prezzo umano. Infatti, proprio sul rapporto qualità/prezzo si basa la mia offerta, non sopporto i venditori di fuffa e tutti coloro che se ne approfittano degli audiofili credendoli dei polli da spennare!

FF: Hai sollevato un punto importante: nell’audio, come in altri settori che trattiamo, spesso non è subito evidente la qualità di ciò che si ha davanti (penso al vino in particolare), soprattutto per i meno esperti. Ciò porta il prezzo ad essere talvolta slegato dalla qualità del prodotto, evadendo dalle usuali logiche di mercato e concorrenza. Il cavo ha forse il meno intelleggibile di questi valori. Tuttavia può arrivare a costare anche migliaia di euro. Qual’è la sua importanza in una catena audio?

PPP: Chi si sognerebbe di mettere pneumatici cinesi su una Ferrari? Oggi un impianto hifi costa tra i 1500 e i 60000€. La funzione del cavo è quella di interfacciare i vari componenti dell’impianto facendo meno danni possibili, perché il cavo sottrae sempre, mai aggiunge. Un impianto di valore necessita quindi di cavi che esaltino le qualità di ogni singolo componente, cercando di trasmettere il messaggio sonoro nella sua interezza.

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FF: E’ ciò che si intende quando si dice che il cavo “colora” giusto? In termini semplici cosa vorrebbe dire?

PPP: Qui si entra in un discorso un po’ più complesso, geometrie e materiali concorrono al risultato finale e spesso la coperta è troppo corta, quindi molti costruttori scelgono volutamente una colorazione o “personalizzazione” del “family sound” per caratterizzare il proprio marchio. Io ho scelto la strada della neutralità, proprio per esaltare la qualità dei componenti dell’impianto, il mio obiettivo è proporre dei cavi che tolgano il meno possibile di informazioni provenienti dalle varie sorgenti sonore. D’altronde un cavo non deve suonare, deve solo collegare i componenti tra loro.

FF: Attualmente la gamma Portento Audio come si compone? Immagino che oltre ai cavi anche altri oggetti abbiano rilevanza nella catena…

PPP: 3 linee di prodotti: cavi hi end (cavi di segnale analogico, cavi di segnale digitale, USB, di potenza, alimentazione), electronics (multipresa e distributore di rete) e custom (cavi dedicati alle cuffie e on demand). La linea Electronics in particolare si occupa di fornire all’impianto stereo un’alimentazione pulita. E’ stato sviluppato un filtro parallelo (PAF: Portento Audiophile Filter) molto avanzato che senza intaccare minimamente la dinamica provvede a ripulire l’energia erogata ai componenti. Tale filtro equipaggia sia la multipresa che il distributore di rete.

FF: In che senso alimentazione pulita, cosa può sporcarla? Molti, in effetti, attaccano direttamente amplificatore, sorgente e tutto il resto alla presa di casa…

PPP: E’ proprio qui che volevo arrivare. Pensiamo ad un impianto stereo di 30 anni fa: cavi normalissimi, piattine rosso e nere, all’epoca non tutti gli impianti elettrici avevano la terra, gli alimentatori switching non esistevano, poche onde radio rispetto all’inquinamento odierno dell’etere. Se solo potessimo vedere ad occhio nudo tutte le onde elettromagnetiche che attraversano le nostre abitazioni probabilmente ci spaventeremmo. Gli apparecchi odierni non solo sono sensibili ai disturbi ma nello stesso tempo sono essi stessi a generarne. Pensiamo quindi ad una situazione abitativa standard: rete wi-fi, computer, cellulari, microonde,ecc. tutto ciò va a inquinare la corrente che alimenta i nostri bei apparati suonanti. Ecco che un buon distributore di rete ed un buon cavo schermato di alimentazione possono veramente apportare migliorie al pari di una sostituzione di un’elettronica.

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FF: A proposito dei cavi USB: al di là di 2.0 e 3.0 i cavi, lancio una provocazione che ho sentito fare spesso, non sono tutti uguali?

PPP: Per i cavi USB, ma il discorso vale anche per i cavi digitali in generale come i coassiali S/PDIF, se da una parte si tratta di pacchetti di bit (0 e 1) dall’altra è anche vero che schermatura e geometrie influenzano il risultato. Posso tranquillamente affermare di avere sperimentato almeno una quindicina di cavi USB prima di scegliere i 2 che compongono la mia attuale offerta, quindi, nonostante ci siano gli scettici che continueranno a non crederci, non tutti i cavi digitali sono uguali.

FF: Ovviamente per godere di queste migliorie bisogna già avere un’impianto che non faccia da collo di bottiglia giusto? o sarebbero tangibili anche su impianti base, diciamo da 300 euro con sinto, lettore/sorgente e due diffusori?

PPP: Migliorie sono più o meno riscontrabili su impianti anche economici, certo che non avrebbe molto senso spendere più in cavi che in apparecchi. Vige sempre la regola del buon senso.

FF: A proposito di impianti: il tuo primo impianto?

PPP: A partire dai 14 anni, ma ci misi un po’ di anni per metterlo su, ma alcuni componenti li posseggo tuttora, come i diffusori AR12 e il giradischi Thorens TD160, il resto era composto da un amplificatore Luxman L5 e da una piastra a cassette Pioneer CTF700. Anche la cuffia la posseggo ancora, la storica Sennheiser HD424.

FF: Invece il tuo attuale impianto come è composto?

PPP: Si tratta di un impianto modesto: diffusori KEF LS50, ampli Advance Acoustic MAP-306 DAII, Pennetta Hiface2, DAC Musical Fidelity V90, computer con windows come player. Il tutto ovviamente cablato con i cavi Portento Audio e alimentato dal distributore di rete Powercond.

FF: Non poi così modesto. Invece com’è il tuo rapporto con la musica? Mi dicevi che sei musicista?

PPP: La musica accompagna le mie giornate fin dall’infanzia, non potrei vivere senza. Suono il basso elettrico ed ho alle spalle una discreta esperienza di palchi, sia sopra come musicista, sia di fronte come fonico, sia di lato come road manager. Diciamo il responsabile della produzione in viaggio, ho viaggiato per circa 40 giorni tutta l’europa con una cantante brasiliana più i suoi musicisti, ho anche lavorato sempre nella produzione di eventi live di artisti latini piuttosto conosciuti.

 FF: Ti sei appassionato alla musica iniziando come bassista o ancora prima?

PPP: L’ascoltare la musica quotidianamente mi ha spinto ad avvicinarmi alla chitarra prima ed al basso elettrico poi, dopo essere stato fulminato da un tale che si chiamava Jaco Pastorius.

Ringraziando Pier Paolo per il tempo che ci ha dedicato per illuminare qualche punto oscuro, vi segnalo, ma lo avrete già notato, il focus della nostra rubrica: gli impianti sono sempre dei mezzi, come lo può essere un’automobile, pur bello/a che sia l’importante è lo scopo, cosa ci si fa, in questo caso ascoltare buona musica. Guai a perdere di vista la finalità per concentrarsi su una vana corsa al miglioramento dello strumento.

A presto

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PS …e non lasciate spento il vostro impianto, fatelo funzionare!

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Classe 1988, nato a Codogno e laureato in Giurisprudenza, dopo qualche mese nel mondo della selezione del personale, ora sono District Manager per un gruppo assicurativo francese. Petrolhead da sempre, mi divido tra fotografia (di cui mi dovrò decidere a frequentare un corso) e degustazioni. Il tutto accompagnato dal costante confronto con i fondamentali del social media mktg. Con VitadiStile facciamo divulgazione storica del mondo dell'auto e diamo spazio a giovani appassionati.