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Bollo ventennali: meglio di niente!

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Presto, presto chiudete la stalla che i buoi sono scappati!!

Ironia a parte, il tentativo inserito nella legge di Bilancio per il 2019 di frenare l’emorragia delle automobili ultra ventennali verso l’estero forse arriva troppo tardi. Forse.

Sono passati cinque anni da quando un intervento tanto odioso quanto inutile rispetto ai fini strombazzati qua e là, azzerò con effetto immediato le agevolazioni fiscali per le automobili ultraventennali iscritte nei registri ufficiali. La motivazione di allora era quella di far cassa, ma invece che riempirla l’hanno bucata, bruciando oltre al mercato anche l’indotto fatto di un tessuto produttivo fiorente e dinamico. Abbiamo così assistito a un’ offerta di automobili a prezzo di saldo agostano di cui ne hanno approfittato in tanti, soprattutto all’estero. Per rimediare alla miopia governativa, essendo il “bollo” un tributo “regionale”, alcune regioni, più lungimiranti di altre, si sono opposte all’erculea imposizione statale mantenendo il beneficio a costo di difendere la propria scelta anche davanti alla Corte Costituzionale.  La situazione a macchia di leopardo su un tema così “caldo”però dev’essere sembrata  un po’ grottesca (anche) al Governo del cambiamento che molto pilatescamente  ha optato per un bel fifty-fifty e così il bollo per le automobili con età ricompresa tra 20 e 29 anni è stato ridotto – per il 2019 di un bel 50% a patto – e qui c’è la sorpresa – che  sia “in possesso del certificato di rilevanza storica di cui all’articolo 4 del decreto ministeriale 17 novembre 2009, rilasciato dagli enti di cui al comma 4 dell’articolo 60 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e (…) tale riconoscimento di storicità sia riportato sulla carta di circolazione”; ovverosia i registri ASI, Storico Lancia, Italiano FIAT, Italiano Alfa Romeo e Storico FMI.

Ristabilita l’esenzione – anche se per metà – è lecito chiedersi per quanto durerà. Chi investe deve poterlo fare con fiducia e prima di fare un acquisto di un mezzo che solo per stare in garage potrebbe arrivare a costare anche cifre considerevoli, occorre qualche certezza. L’acquisto di un’automobile ventennale di grossa cilindrata non è di per sè indice di un’elevata capacità contributiva, lo si può fare per mille motivi tra cui quello di coronare un sogno anche a costo di sacrifici, magari da restaurare in un secondo momento, ma intanto metterselo in garage. E li potrebbe arrivare la stangata del prossimo Governo di ulteriore cambiamento. Già, perché la storia si ripete quando si perde la memoria. Quanto è lecito fidarsi che l’esenzione rimarrà anche nei prossimi anni? Il bollo infatti non è una tassa di circolazione, bensì di possesso, e come tale quello che conta ai fini dell’obbligazione tributaria è la disponibilità del mezzo anche se non circolante.

La Presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha messo giustamente in evidenza che il comparto che gravita attorno all’auto d’epoca (ultraventennali in genere) cuba parecchi miliardi di euro, con un gettito per lo Stato ben superiore alle monetine che volevano raccimolare con il ripristino del bollo (60 milioni). Tuttavia non è necessario scomodare alcun pensiero raffinato per intuire che le ventennali di oggi sono le trentennali di domani e quindi aspettare che il tempo faccia il suo corso non è certamente un atteggiamento degno di chi difende un interesse pubblico alla conservazione tempestiva del patrimonio motoristico. Quelle degli anni ‘80 e ’90 potrebbe infatti essere l’ultima produzione di serie a diventare “storica”, l’avvento massivo di elettronica, plastiche ma, ancor di più, le logiche industriali che hanno trasformato l’automobile in un “auto domestico” concorrono tutte a rendere l’appeal delle vetture post 2000 molto scarso.

Fortunatamente l’automobile funziona da polo di attrazione per tanti, l’automobile è forse protagonista involontaria dei ricordi di tutti e quindi sempre viva nella memoria. La passione che alimenta la custodia, il restauro e l’uso di questi veicoli non solo è funzionale a tramandare cultura ma anche preserva un heritage che rappresenta uno stimolo a costruire un futuro con radici forti. Tanti sono i marchi di eccellenza del passato che sono scomparsi, alcuni di questi da meno di 30 anni (ad esempio De Tomaso) e questo non può assolutamente costituire un motivo di penalizzazione. La memoria è l’ultima delle cose che possiamo permetterci di perdere.

Altra questione è che il solo trascorrere del tempo non determina la storicità né la rilevanza di una vettura ai fini di misure e agevolazioni per la sua conservazione e mantenimento. Intervengono tanti altri fattori, tra cui il numero di esemplari prodotti e quelli circolanti. Nell’era dei Big Data, dell’Amministrazione Digitale e di internet (in bagno) il numero di esemplari circolanti di un certo modello è un dato a distanza di click. Le famigerate “liste” o muscolari “listoni” sono fin troppo note agli appassionati e le critiche non sono certo poche ma una cosa è certa, non si può prescindere dal numero di esemplari rimasti. Una Fiat Panda Young rappresenta un bene da tutelare al pari di altre blasonatissime patrie vetture se ne è a rischio l’ ”estinzione”. Ad ogni demolizione il PRA (non a caso acronimo per Pubblico Registro Automobilistico) può aggiornare la lista e fornire i dati per l’eventuale inserimento nelle liste ammesse a godere di incentivi. Agevolare tutti i modelli solo perché datati non incentiva l’appassionato ma solo chi ci vuole marciare un po’ sopra. Il beneficio è necessario per consentire a tutti di poter alimentare la propria passione e custodire il patrimonio automobilistico nazionale; ogni tutela si basa su un giudizio di merito che accerti se ci sono i presupposti perché si riconosca la misura agevolativa .

La questione dell’inquinamento poi è talmente pretestuosa che fa sorridere: ad ogni revisione l’Amministrazione rileva i km percorsi nell’intervallo di tempo e nella stragrande maggioranza dei casi nell’ordine di qualche centinaio o comunque pochissime migliaia. Se le auto storiche sono usate davvero per quello che sono, per finalità ricreative, culturali e divulgative, l’impatto sull’inquinamento atmosferico è meno di una goccia nel mare a fronte del beneficio collettivo nei termini di cui si è detto. Proprio perché le amministrazioni non hanno la volontà o forse la lucidità di valutare realmente l’impatto di queste auto sull’inquinamento cittadino, si continuano a reiterare inutili e velleitari blocchi del traffico, o carnet di contentini per accedere alle aree urbane.

Speriamo che una legge organica affronti presto la materia sottraendo una volta per tutte agli umori del momento decisioni sul comparto che possono avere ripercussioni pesanti non solo sul mondo dell’auto d’epoca ma più in generale su un indotto economico di vastissime proporzioni, senza considerare che si andrebbe a incidere sulla passione e interesse di parecchie centinaia di migliaia, se non  milioni, di persone solo per racimolare qualche briciola perdendo di vista l’enorme opportunità che una visione lungimirante potrebbe riservare.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!