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Verona Legend Cars, promossa (con riserva)

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Verona Legend Cars, organizzato dalla Intermeeting nella città scaligera, ha convinto solo per metà.

Che il quartiere fieristico di Verona sia logisticamente più felice di Padova è innegabile, i collegamenti, i parcheggi, l’ubicazione è pensata per agevolare il visitatore. Potrebbe sembrare scontato, ma non è così. Tuttavia, in qualunque Fiera l’aspetto logistico ed infrastrutturale è il substrato su cui costruire e programmare gli eventi da ospitare, rappresenta l’aspetto preliminare e preparatorio ma non ne è certamente l’aspetto principale tantomeno quello co-essenziale. Quando si entra in fiera, specialmente a quella di auto d’epoca, è come entrare a un concerto: l’attenzione è solo per i contenuti. Questi ultimi a Verona c’erano ma non compiutamente, erano slegati tra loro, spazi riempiti senza una visione d’insieme, senza un profilo unitario.

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Articolata su cinque padiglioni il primo è dedicato ai registri di marca, musei e alle case costruttrici, Aston Martin, Volvo, Museo Nicolis, Jaguar solo per citarne alcuni. La visita scorre veloce, molti i pezzi significativi tra cui le Aston DB2 e DB4 e la Maserati Spider Touring verde acqua del Museo Nicolis di Villafranca.

Il secondo padiglione vede la presenza ancora dei Registri e di alcuni rivenditori tra cui qualche privato. Per un affezionato cultore della Rolls-Royce, la presenza di una Camargue di straordinaria qualità e livello è una gioia dei sensi. Targa originale italiana, colore e interni originali, kit sportivo RR installato in fabbrica con tanto di targhetta identificativa, rappresenta l’apice della produzione della Casa di Crewe, un faro per il motorismo mondiale. Un giro di chiave e l’otto cilindri emette un ruggito soffuso e potente. Lo riconoscerei tra mille, va come dovrebbe, va come merita.

Passo in rassegna la storia dei modelli più glamorous degli anni 50 e 60, Maserati A6 1500, Flaminia Sport Zagato, Gullwing, B20, una splendida Alfa 1900 Ghia si mostra solo agli occhi più attenti e curiosi.

Il padiglione dei ricambi non riserva particolari emozioni, pezzi commerciali, pochi quelli per il collezionista che attende questi eventi per fare acquisti.

Gli ultimi due, il 4 e il 5 sono invece stipati di automobili. Ad una prima vista d’insieme il colpo d’occhio potrebbe confondere con il parcheggio di un centro commerciale il sabato pomeriggio. L’esposizione è massiva, quasi consumistica, l’auto d’epoca diventa un bene da acquistare compulsivamente come un panettone in offerta. Uno dei pochi espositori che merita un plauso è l’austriaco Weisner sempre attento alla disposizione dei propri mezzi, consapevole evidentemente che i pezzi in mostra siano questi una emozionante Maserati A6 1500 Pininfarina o una Ferrari Daytona, o una meno 308 sono comunque tasselli fondamentali della nostra storia nazionale e mondiale. La A6 1500 è un’opera d’arte, bisogna renderla fruibile e in una fiera questo obiettivo si raggiunge mettendosi nei panni del visitatore che deve poterla apprezzare con un minimo spazio vitale a disposizione.

Non ha evidentemente molto senso, disporre Bugatti, Lamborghini, De Tomaso ed altre supercar di assoluto senza pensare a chi le guarderà; una Khamsin era quasi invisibile dai corridoi, chiusa e fagocitata da altre auto. C’è da credere che gli organizzatori non abbiano visto questi allestimenti, così banali da svilire le automobili stesse relegandole quasi in punizione, dietro una tenda.

HK Engineering al contrario proponeva due Mercedes 300 SL all’interno di uno stand nudo e gigantesco, non meno triste.

Parlando con gli espositori emerge un certo ottimismo, parecchie le auto vendute, molto alti i prezzi. Una Pantera GTS proposta a 160.000 euro, c’è da chiedersi se per quella cifra avrebbero sistemato l’impianto di condizionamento inspiegabilmente con i tubi staccati.

L’esperienza della prima edizione deve servire per il futuro. Per fare una Fiera di auto d’epoca non basta più mettere insieme qualche macchina piazzata alla rinfusa in padiglioni enormi, questo è un settore che esige cura dei dettagli, allestimenti consoni alle auto esposte, attenzione al visitatore per agevolare la fruizione di ciò che si espone. L’auto d’epoca non è più semplicemente una merce, porta con sé una filosofia identitaria, è una passione che l’organizzatore e l’espositore devono coccolare, facilitare, alimentare e, possibilmente, soddisfare.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!