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Bollo auto storiche: la risposta di ASI e RIVS sull’approvazione della Legge di Stabilità

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Tutti avete saputo delle ultime novità in tema di bollo: il Senato ha approvato e, una volta ripassato in Camera, tutto è stato confermato così come in origine. Visto che il tema sta a cuore a molti, pubblichiamo insieme, stavolta senza commento, le risposte dell’ASI e del RIVS che ci sono arrivate in redazione nel pomeriggio, per fare il punto sulla situazione e vedere quali saranno le prossime mosse di 2 degli attori della partita.


Per prima pubblichiamo la tanto attesa presa di posizione dell’ASI, a firma del Presidente, il Dott. Roberto Loi.

“Il risultato di due mesi di lavoro costante e mirato a far conoscere la realtà del motorismo storico a chi avrebbe dovuto decidere sulle sorti della Finanziaria non può rendermi soddisfatto. Nulla facendo avrei ottenuto lo stesso risultato.
Ma se le esigenze del nostro Stato sono così imperative e irrinunciabili e se il bollo auto imposto anche ai veicoli di particolare interesse storico e collezionistico fosse assolutamente necessario per far sì che la nostra Italia esca dal baratro sempre più profondo in cui sta cadendo sarei orgoglioso di essere presidente di una associazione che dovrebbe cambiare nome non più Automotoclub Storico Italiano, ma Associazione Salva Italia.
Mi auguro sia così, anche se nutro dei forti dubbi. Quello che purtroppo mi rattrista di più ancora è che il patrimonio motoristico ricompreso nella datazione da venti a trent’anni, andrà distrutto, per demolizione, oppure venduto all’estero. Altro fatto non meno grave sono le conseguenze economiche che deriveranno agli imprenditori che operano nel settore. Non si tratta pertanto di discutere sulle brioches degli appassionati, ma sul pane di chi, quotidianamente deve guadagnarlo per sé e per le proprie famiglie. Queste persone che si impoveriranno ancora di più a quali risorse dovranno ricorrere? Forse che lo Stato dedicherà quelle riserve che dovrebbe avere per momenti difficili e che invece non ha? Avevamo
proposto un monitoraggio a sei mesi per capire quali sarebbero state le conseguenze del provvedimento. Anche questo non è stato gradito. Forse per timore che ASI, come altre “Cassandre” potesse aver ragione?
Certo non potremo più fare corsi di restauro di 800 ore, anche perché questi ragazzi venuti a Torino da tutta Italia saranno più amareggiati di noi per aver abbandonato le proprie residenze, essersi creati dei sogni sul miglioramento delle proprie capacità e poi vedere il tutto finito in fumo. Non potremo più aiutare le Università, come fatto con quella dell’Aquila e col Politecnico di Torino. Non potremo più aiutare i comuni terremotati come fatto con Crevalcore. Faremo meno raduni ed anche il Turismo dovrà subire le conseguenze negative da questa stretta impostaci.
La difesa di coloro che non conoscono il nostro mondo nasce anche sul presupposto errato che l’Italia del motorismo storico sarebbe stata troppo favorita con l’esenzione a vent’anni anziché a venticinque o trenta come nella maggior parte dei paesi europei. Queste persone dovrebbero sapere, perché è loro dovere informarsi, e dire a chiare lettere, che in Europa solo l’Italia ha una patrimoniale sul motorismo storico, mentre tutti gli altri Paesi applicano tasse solo in caso di circolazione dei veicoli.
Dovrebbero anche sapere e dire che solo la Germania ha delle tasse automobilistiche, e non patrimoniali, più alte dell’Italia, che la Francia non applica alcun tipo di tassa sui veicoli, né patrimoniale né di circolazione. Che tutti gli altri Paesi impongono tasse automobilistiche di gran lunga inferiori di quelle italiane. Pertanto sarebbe stato giusto mantenere l’esenzione a vent’anni perché in tale periodo gli Italiani pagano molto di più di quanto paghino in venticinque o trent’anni i cittadini europei.
È chiaro che se vedrò che i soldi entrati, pochi, ma comunque spesi beni, potranno sollevare l’economia Italiana, dovrò ringraziare il Signor Renzi di quello che fa per tutti noi e magari anche invitarlo ad un raduno di auto storiche affinché possa conoscere i veicoli e i possessori degli stessi, nostri tesserati.
Ragioneremo comunque sul da farsi per cercare di mitigare le conseguenze negative prospettate”.


Dopo aver letto la lettera del Presidente Loi, che torna sui punti della prima missiva inviata ai club come primo tentativo di arginare il danno, diamo spazio al punto di vista del RIVS sulla faccenda.

Il governo Renzi ha deciso: a partire dal 2015 solo i veicoli con più di trent’anni potranno godere delle agevolazioni fiscali su bollo e IPT. A nulla sono serviti gli emendamenti presentati in maniera del tutto trasversale da alcuni parlamentari. Prima la Camera e successivamente il Senato hanno infatti cassato ogni tentativo di revisione di una norma che, sospinta e supportata dal ritornello delle “false storiche” da punire, ha portato, come spesso capita in queste situazioni, a una forma di giustizia sommaria che va a colpire uno dei pochi settori italiani in costante crescita.

Come spesso abbiamo letto e sentito, è in momenti come questo che bisogna stringere i denti e ripartire con più forza, con idee nuove e volontà rinnovata ed è quello che il Registro farà insieme a tutti gli appassionati che lo compongono. Prima, però, permetteteci di levarci qualche sassolino dalla scarpa.

L’abbiamo detto e ripetuto più volte, ma non fa male dirlo nuovamente: a noi del RIVS non è piaciuta, l’atmosfera che si è venuta a creare intorno al nostro mondo, soprattutto a causa di chi di auto storiche non sa nulla (in particolare a partire dalla famosa puntata della trasmissione Report).

La retorica dei “furbetti che circolano tutti i giorni”, del parco automobili più vecchio d’Europa, formato da vecchie carrette arrugginite, delle certificazioni rilasciate senza criterio. Tutti luoghi comuni trasformati in verità senza che venisse compiuto un serio esame della situazione; luoghi comuni che hanno portato a misure che colpiscono indiscriminatamente l’intero settore, senza tenere conto del contesto in cui questo si trova ad operare.

La retorica, che cavalca il formidabile argomento dell’Europa, dove “per tutti valgono i trent’anni”, senza tenere in minima considerazione il fatto che in Europa la tassa di possesso non esiste, esiste ovunque la tassa di circolazione. Senza che nessuno poi ci spieghi quanto meno costa in Europa mantenere un’auto e quanto questa differenza di costo va ad incidere nel conto complessivo di 30 anni di tasse.

La retorica di chi sostiene la necessità di “svecchiare il parco auto circolante” e non si rende conto che avere anche un’auto nuova piacerebbe a tutti (o quasi), ma che il mancato acquisto non dipende dal possesso di auto “vecchie”, ma che esiste un discorso più ampio legato al potere d’acquisto degli italiani, al peso delle tassazione in generale, alla disoccupazione e alla precarietà nel mondo del lavoro. Non si incentiva l’acquisto di auto nuove imponendo ulteriori tasse a quelle più anziane, lo si incentiva aumentando il lavoro, i redditi, la produttività. Perché le cause dell’invecchiamento del parco auto stanno tutte nella crisi economica peggiore degli ultimi 50 anni, una crisi da cui l’Italia sta uscendo – forse – con le ossa rotte, molto peggio che gli altri paesi europei.

Una retorica di improvvisati censori formata da argomenti che non reggono, o che perlomeno non giustificano una manovra così drastica e miope – ricordiamo che per alcuni modelli, oltre alla tassa di possesso, scatterà anche il superbollo – pensata solo in funzione di un raggiungimento dei saldi necessari per ottenere il 6 nei compiti a casa da presentare a Bruxelles, una sufficienza stiracchiata che va bene oggi – forse, nuovamente forse – ma mette in gioco il domani.

Ecco. Ci siamo sfogati, servirà a poco, ma speriamo che dia da pensare a qualcuno. E ora? Ora, come dicevamo all’inizio è l’ora di ripartire. Da cosa? Da alcune certezze e da tante nuove idee e progetti. Cominciamo dalle prime.

Questa legge, dal punto di vista dei benefici fiscali, significa la fine del monopolio ASI così come l’abbiamo conosciuto. I privilegi ingiustamente concessi da alcune amministrazioni agli associati ASI nei confronti degli altri appassionati in possesso di auto ventennali andranno difatti a decadere.

C’è poi la buona notizia – che va diffusa il più possibile per evitare inutili confusioni – che dal punto di vista assicurativo non cambia nulla. Le agevolazioni assicurative, frutto di accordi tra privati (i club e le compagnie), continueranno a restare in vigore, non essendo le assicurazioni in alcun modo vincolate alle definizioni legislative.

E i progetti? Siamo ottimisti e vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, dunque, qualche buona notizia c’è: maggiore libertà di scelta per gli appassionati e maggiore concorrenza tra gli enti. Una maggiore concorrenza che, in un settore per anni prigioniero di una legge scritta male e interpretata peggio, siamo sicuri porterà una sferzata di novità a tutto il movimento. RIVS dunque riparte da qui: dalla volontà di continuare la propria battaglia legislativa al servizio di tutti gli appassionati (perché nessuna legge, nemmeno questa, è eterna); dall’idea di strutturare nuovi servizi e di potenziare quelli esistenti, per tutti gli associati; dalla passione che ci guida ogni giorno, perché non esiste legge che la possa abrogare.

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Classe 1988, nato a Codogno e laureato in Giurisprudenza, dopo qualche mese nel mondo della selezione del personale, ora sono District Manager per un gruppo assicurativo francese. Petrolhead da sempre, mi divido tra fotografia (di cui mi dovrò decidere a frequentare un corso) e degustazioni. Il tutto accompagnato dal costante confronto con i fondamentali del social media mktg. Con VitadiStile facciamo divulgazione storica del mondo dell'auto e diamo spazio a giovani appassionati.

3 Comments

  1. Avatar

    Carlo Maroni

    23 Dicembre, 2014 at 19:12

    Sarà tanto non ero iscritto all’ASI e neppure mi iscriverò al RIVS.

  2. Avatar

    Livio

    25 Dicembre, 2014 at 15:33

    Ma questo Rivs cosa centra nella vignetta ? l’ASI è L’UNICO riconosciuto sia dalla Motorizzazione che dalla Fiva come autorità Nazionale e per le moto la FMI e basta.

  3. Avatar

    adele

    25 Dicembre, 2014 at 20:13

    Come ASI avete dato la certificazione di storicita’ a vetture veramente da rottamare ed ora
    ne paghiamo tutti le conseguenze!!!