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Nelle creative stanze di Paolo Martin

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Paolo Martin in un momento dell’intervista

L’appuntamento con Paolo Martin è preso da tempo e il giorno fissato è arrivato. Il sole è titubante, le nuvole e la bruma piemontese controvoglia, gli cedono il passo. I colori sono quasi autunnali, il vigore estivo è un ricordo e i vigneti cominciano a tingersi d’oro e arancio. Arrivati al cancello con la nostra “potente” Peugeot 205 Roland Garros d’ordinanza, ci accoglie riservandoci un’ospitalità del tutto inattesa ma che tanto dice della persona. Paolo conosce la mia predilezione per la Rolls Royce Camargue e per l’occasione mi fa trovare il disegno originale in scala 1:4 su cui si leggono ancora i segni della riflessione stilistica, delle decisioni  audaci che segneranno una rottura con il passato bombato della casa di Crewe. La Camargue è nata su quei fogli intrisi di pensiero e riflessione, dove la spinta e la tensione creativa del designer creano il capolavoro e lo rendono unico, vivido e vitale.

Paolo parla a tutto campo, ci regala subito una overview sulla sua esperienza nel mondo automobilistico, dalla Peugeot 104 al restyling della Pantera De Tomaso.

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Progetto di restyling per DeTomaso Pantera

Lo sguardo è penetrante, ogni parola è una miniera di significato e offre mille spunti per altrettante domande. Ripercorriamo le vicende della Fiat 130 coupè e della Camargue, due automobili espressione di filosofie sideralmente lontane, tuttavia unite nell’essenza dalla stessa penna che ha interpretato e declinato l’heritage di ciascuna all’interno di forme e linee così straordinariamente espressive di ciascun brand.

E’ inevitabile qualche domanda su quei formidabili anni ‘60, dove lo stile dell’automobile trovava compiutamente la sua massima e più straordinaria espressione nelle grandi GT, dalla Grifo, alla Miura, dalla Ghibli alla Espada, dalla 250GT L alla Mangusta. I centri stile dei carrozzieri in questi anni sono brulicanti di giovani entusiasti, pieni di idee dove la creatività e la voglia di fare rappresentano la pozione magica per i capolavori del futuro. Sono nati così alla Pininfarina, alla Bertone, alla Frua le linee senza tempo di queste automobili che oggi fortunatamente ancora vediamo  e ammiriamo perché concepite, disegnate e realizzate con il cuore e la passione; è la penna guidata dall’intuito e dall’inconscio che tratteggia le forme in un connubio mistico di conoscenza e istinto. Il design automobilistico di quegli anni è costellato da idee e soluzioni stilistiche frutto del fermento e della scintilla creativa del singolo, dove il procedimento di definizione dello stile era diretto, immediato e libero da eccessivi condizionamenti e ripensamenti. Nelle creative stanze del suo atelier, Paolo ci mostra con orgoglio i disegni originali delle sue opere: la Dino Competizione, la Magnum “Bestia”, la Ferrari 512 S “Modulo”.

Il tratto è deciso quando la mano getta linee tese e curve, quando introduce gli elementi aerodinamici, quando crea i fianchi sinuosi della Dino. Forse in pochi sanno che quando Marcello Gandini lavorò alla Miura, la linea era già stata definita da Giugiaro prima e da Bertone poi, anche se limitatamente ad alcuni elementi di quota. Gandini aggiunge i gruppi ottici anteriori, gli elementi a nido d’ape e le modanature in lamiera sul cofano motore; disegni originali alla mano questa è la storia. In un’epoca come quella attuale dove l’automobile è diventata un “auto-domestico”, come Paolo efficacemente la definisce, e quindi destinata allo stesso vortice consumistico degli elettro-domestici, i capolavori creativi dei designer di questi anni rimangono un monito a non smettere mai di credere e creare. Paolo ci confida che sin dall’ inizio della carriera, ha sempre inteso il disegno come una sorta di scrittura nella quale la mano è libera e guidata dalla sensibilità e dall’inconscio creativo e quando il disegno è concluso, questo è definitivo, non c’è più spazio per ripensamenti. Nel momento in cui il foglio si stacca dal blocco, l’idea si sostanzia ed esiste come elemento autonomo e riconoscibile.

Paolo nelle pieghe della conversazione, tradisce passione per le creazioni nautiche e volentieri ci racconta dell’esperienza alla Magnum dove la vedova Theodoli gli chiede di disegnare una barca che doveva segnare il suo ingresso al comando dell’azienda. Paolo  ha già la barca in mente, rientra in albergo e disegna la linea di quello che consegnerà il giorno successivo: la 50 piedi Beast aveva fatto il suo ingresso nel mondo, non era più un’idea si era concretizzata in un linguaggio comunicabile, aveva una forma. Quella stessa forma la vediamo oggi fendere le onde a 70 nodi.

Nello studio atelier trova spazio anche un moke-up in scala 1:1 proposto alla Bugatti di Artioli e Stanzani negli anni della rinascita a Modena. Federico si esalta. La linea, le soluzioni di apertura dell’abitacolo, gli allestimenti precorrevano troppo i tempi e si preferì proseguire sul progetto EB 110 che oggi conosciamo. Cellula di sicurezza, posizione di guida centrale, accessibilità futuristica alla posizione di guida: tutto è stato pensato e realizzato troppo presto per essere compreso, troppo avveniristico per l’immediato. La Ferrari 512 S “Modulo”, recentemente acquistata dal collezionista Jim Glickenhaus, è una concept car presentata al salone di Ginevra nel 1970: linee futuristiche ancora più audaci della Marzal,  un soffio di vento dove ogni elemento è sospeso in un tempo forse mai arrivato ma anticipato da questa visione del futuro.  Domando a Paolo se c’è qualcosa creato da altri che avrebbe voluto disegnare lui; la risposta è immediata, diretta e negativa, accompagnata da un’occhiata severa e decisa. Ogni volta che ha lavorato, l’ha fatto divertendosi e nel lavoro ha sempre trovato soddisfazione e stimolo a proseguire cimentandosi in sfide sempre nuove dalle minicar, ai city-truck, dalle biciclette alle utilitarie.

Poco prima di congedarci, ribadisce in una battuta lo spirito che ha segnato la sua carriera, ciò che gli ha permesso di ricominciare sempre nonostante le esperienze a volte critiche e complesse. Il lavoro del designer non è tracciare due linee su un foglio, non è disegnare un dettaglio, un designer deve aver consapevolezza  della funzione e della finalità di quello che crea, occorre studiare, porsi interrogativi su cosa ci si attende dal nuovo oggetto. Tutto questo implica sacrificio, dedizione e studio per liberare l’idea dal blocco di materia che lo contiene e tutto ciò non è possibile se non ci si diverte lavorando, solo cosi la creatività si finalizza e diventa genio.

“Paolo, lei tornerebbe indietro per riprendere un esperienza che ha lasciato?” “No, le esperienze che ho fatto le considero chiuse, i compiti li ho portati a termine sempre nell’immediatezza dell’idea, non ho lasciato nulla in sospeso”.

Dalle barche alle automobili, dalle moto agli accessori per la casa e ai veicoli da lavoro, dal foglio di carta fino al prototipo in legno, l’idea liberata dall’involucro della materia diventa essere e autonomamente vive nel mondo per mano del creatore che gli ha dato una parte di sé, l’anima, ed è per questo unico ed irripetibile.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!

3 Comments

  1. Pingback: Ferrari 512S Modulo Pininfarina - Page 6 - FerrariChat.com

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      Manuel Bordini

      16 Ottobre, 2014 at 22:33

      Hi, many thanks!I’ m currently working on the translation. The Camargue enthusiasts’ forum is waiting for it as well! Check it out soon!

  2. Pingback: Paolo Martin: felicità, forma, emozioni – Vita di Stile