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Ugo Gobbato: ingegnere senza epoca, innovatore senza paura

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Ci eravamo lasciati circa una settimana fa con una dedica al club Lancia “Amici della storica Lancia Ing. Pier Ugo Gobbato” e una promessa di dare spazio e risalto alla figura dell’ingegner Ugo Gobbato, padre di quel Pier Ugo che dà il nome al club di Volpago del Montello.

Ugo Gobbato nel 1909

Ritratto di Gobbato nel 1909

E’ proprio Volpago a dare i natali nel 1888 a Ugo Gobbato. Figlio di proprietari terrieri, lavorò nella fabbrica idroelettrica della città prima come operaio poi come progettatore senza perdere però di vista lo studio e la voglia di apprendere: con grandi sacrifici riuscì ad ultimare gli studi presso l’Istituto Industriale “A. Rossi” di Vicenza, diplomandosi perito elettromeccanico e filotessitore. Il suo desiderio di apprendimento però non si fermò certo qui: Gobbato si recò in Germania dove si laureò ingegnere meccanico ed elettrotecnico facendo tesoro delle esperienze maturate negli stabilimenti produttivi tedeschi. Nel 1912 lavorò presso gli stabilimenti “E. Marelli” di Sesto San Giovanni, dove curò ampliamenti, sistemazione degli impianti e assunse la direzione delle officine di produzione.

Dopo avere assolto ai doveri imposti dalla leva si ritrovò, insieme a milioni di giovani italiani, a combattere il primo conflitto mondiale: Gobbato si distinse anche su questo tragico fronte dove ricevette la Croce di Guerra al Valor Militare e fu proposto per la Medaglia d’argento al Valore Militare. In seguito al congedo, maturato nel 1919, fu assunto dalla FIAT.
Nel 1922 riuscì, dopo aver partecipato alla riconversione della produzione da bellica a civile, a unificare le varie officine della FIAT, concentrandole nei nuovi stabilimenti del Lingotto, di cui gli venne affidata la direzione.
Pur dall’alto del suo ruolo, complici le esperienze di gioventù, creò la Scuola Apprendisti FIAT e assistette le scuole professionali tenendo egli stesso, dal 1928 al 1931, corsi di organizzazione industriale.

Gobbato è il secondo da sinistra, vicino a Tazio Nuvolari dopo la vittoria del pilota mantovano alla Coppa Vanderbilt (New York) del 1936 con la Gran Premio Tipo C, sullo sfondo il transatlantico Rex

Gobbato è il secondo da sinistra, vicino a Tazio Nuvolari dopo la vittoria del pilota mantovano alla Coppa Vanderbilt (New York) del 1936 con la Gran Premio Tipo C, sullo sfondo il transatlantico Rex

Dopo vari incarichi in giro per l’Europa (Gobbato fu inviato in Spagna e Germania), nel 1933 gli venne affidata la ristrutturazione organizzativa delle officine dell’Alfa Romeo, con l’incarico di Direttore generale. Alfa Romeo sotto la guida di Gobbato fu completamente riorganizzata e tornò a produrre autovetture, autocarri e motori di aviazione di eccelsa qualità. Enzo Ferrari, all’epoca legato ancora all’Alfa, lo definì “il suo maestro”.

A sinistra: la 6C 2300 tipo Mille Miglia di Boratto-Guidotti, vincitrice di classe all'edizione del 1937 A destra: la Gran Premio Tipo 158 "Alfetta" all'Autodromo di Monza

A sinistra: la 6C 2300 tipo Mille Miglia di Boratto-Guidotti, vincitrice di classe all’edizione del 1937
A destra: la Gran Premio Tipo 158 “Alfetta” all’Autodromo di Monza

Nel 1939 l’Alfa Romeo decise di decentrare le costruzioni aeronautice a Pomigliano d’Arco, realizzando un nuovo complesso industriale, Ugo Gobbato venne incaricato di seguirne la progettazione, costruzione e organizzazione.
Lo scoppio della seconda Guerra Mondiale stravolse questi progetti: la fabbrica venne dapprima riconvertita per la produzione bellica e successivamente distrutta da tedeschi nel 1943.

In seguito all’armistizio, Ugo Gobbato visse a Milano il periodo più difficile della sua vita: pressato dalle autorità militari tedesche e della RSI (dalle quali l’Alfa Romeo dipendeva), eluse abilmente le richieste di materiali bellici e si prodigò con tutte le sue forze per la difesa dei suoi dipendenti e del patrimonio dell’azienda. Un comportamento valoroso, sintomo di un coraggio eccezionale e di un amore sconfinato verso la propria azienda. Nel 1945, venne sottoposto per due volte al giudizio dei tribunali del popolo, per rispondere della sua condotta nei confronti del Regime Fascista.

Fu lasciato libero il 27 aprile ma perì, vittima di un agguato appena fuori dallo stabilimento Alfa di via Domodossola, il giorno seguente. Gobbato fu vittima di un odio bieco, figlio di un periodo storico turbolento che segnò profondamente tutto il popolo italiano. Proprio quel popolo italiano che Gobbato seppe celebrare in tutto il mondo, quel popolo che forse ha dimenticato una figura senza tempo che seppe rilanciare un marchio come Alfa Romeo dando lustro all’automobilismo e all’industria italiana.

 

Ancora una volta tributo un sentito ringraziamento a Marino Parolin, autore del libro “Ugo Gobbato: un innovatore senza epoca” e curatore del sito dedicato. Foto tratte da quattruote.it e gobbatougo.it.

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Classe 1988, nato a Piacenza, sono dottore in Giurisprudenza e redattore per Sportpiacenza.it. Collaboro attivamente con un forum di Fantacalcio e scrivo pezzi, dai contorni semi-seri, dedicati alla mia città. Appassionato di informatica, fantascienza in ogni sua declinazione e teatro mi sono avvicinato soltanto da poco al mondo dell’auto d’epoca. Inguaribile nostalgico, setaccio la rete a caccia di video di Gran Premi anni ‘70 e rally che hanno fatto storia. Come sogno nel cassetto ho una muscle car, magari una Corvette di fine anni Sessanta.